L’Egitto ha chiesto all’ONU di autorizzare un intervento internazionale in Libia. Dopo aver bombardato le postazioni dei miliziani affiliati all’ISIS, ora il Presidente Abdul Fattah al-Sisi si è rivolto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite perché adotti “una risoluzione per un intervento internazionale”.
Nella notte fra lunedì e martedì, l’aviazione del Cairo ha compiuto altri sette raid contro Derna, la città della Cirenaica dove i miliziani di Ansar al-Sharia hanno proclamato l’istituzione della “provincia libica dell’ISIS”. Secondo fonti locali, sarebbe stato colpito il tribunale religioso della città; si registrerebbero “decine di morti” e un numero imprecisato di feriti.
Il problema libico, tuttavia, richiede secondo al-Sisi una soluzione militare “corale” che soltanto l’ONU può autorizzare. Gli fa eco l’ambasciatore a Roma, Amr Helmy: “Il Consiglio di sicurezza deve assumersi le sue responsabilità”; l’ISIS è una “minaccia imminente” che va “presa più seriamente”.
Alla presa di posizione egiziana è seguita la condanna da parte del premier del governo insediato a Tripoli, Omar al-Hasi. Salito al potere con l’aiuto dei miliziani di Fajr Libya dopo aver rifiutato la sconfitta alle elezioni del 2014 e non riconosciuto dalla comunità internazionale, il governo di Tripoli è legato ai Fratelli Musulmani, messi fuorilegge in Egitto da al-Sisi. Al-Hasi ha definito gli attacchi “atti terroristici”.
Tripoli ha incassato la solidarietà di Hamas, attraverso il suo dirigente Salah Bardawil. L’organizzazione palestinese, anch’essa affiliata ai Fratelli Musulmani, avverte che non sarà tollerata alcuna ingerenza in Libia.
Bardawil cita esplicitamente l’Italia fra gli Stati che potrebbero voler intervenire “con il pretesto di combattere il terrorismo”. Un intervento militare, secondo Hamas, sarà considerato “una nuova crociata contro gli arabi e i musulmani”.
Nel frattempo, a Palazzo Chigi, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha convocato un vertice per mettere a punto la linea del governo italiano sulla gestione della situazione libica. Sono presenti i ministri dell’Interno Angelino Alfano, degli Esteri Paolo Gentiloni, della Difesa Roberta Pinotti e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle informazioni per la sicurezza Marco Minniti. A margine del vertice, il governo ha ribadito l’impegno in direzione di un’iniziativa diplomatica forte, da prendere in seno all’ONU.
Anche Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza UE, esclude per ora qualsiasi iniziativa militare da parte dell’Unione. In ogni caso, il capo della diplomazia UE incontrerà in settimana le autorità egiziane e americane per discutere una soluzione comune alla crisi.
Intanto l’Ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Buccino Grimaldi, ha definito la situazione “certamente grave”, ma ha ammonito di non “drammatizzarla”. Il rischio, ha proseguito l’Ambasciatore, è che la logica della “polarizzazione”, degli schieramenti contrapposti, alimentando la logica per cui “il nemico del mio nemico è mio amico”, finisca per avvantaggiare i terroristi.
È dello stesso avviso l’Inviato ONU in Libia, il diplomatico spagnolo Bernardino Leon, che ha rinnovato l’invito alla comunità internazionale ad agire rapidamente. La situazione in Libia “non è paragonabile” a quella in atto in Siria e in Iraq, dal punto di vista quantitativo; ma la minaccia posta dai terroristi è immediata, e per essere in grado di fronteggiarla le fazioni libiche dovranno trovare un accordo “rapidamente”.
Filippo M. Ragusa
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