Passi avanti sul futuro della Libia. Ieri ad Abu Dhabi Fayez al-Sarraj, il capo del Governo di accordo nazionale riconosciuto dalla comunità internazionale, ha incontrato il generale Khalifa Haftar, comandante delle milizie alleate al governo rivale di Tobruk, che controllano più di metà del paese.
È già una notizia di per sé che Haftar e Sarraj siano riusciti a incontrarsi, e si rivelerà tanto più importante se i diretti interessati confermeranno le indiscrezioni uscite fra ieri e oggi sulla stampa araba, cioè che hanno trovato un accordo sull’assetto futuro del Paese.
Il generale aveva già fatto saltare senza preavviso un incontro con il presidente. Era successo lo scorso febbraio al Cairo, con grande imbarazzo dell’Egitto e del suo presidente Abdulfattah al-Sisi, che insieme alla Russia di Vladimir Putin lo rifornisce di armi da anni.
A fargli cambiare idea, stavolta, sono state settimane di pressioni diplomatiche combinate degli amici russi, degli amici egiziani e degli Emirati arabi, che hanno ospitato il faccia a faccia. Ma sicuramente ha giocato un ruolo anche il vertice preliminare ospitato a Roma dieci giorni fa dal ministro degli Esteri Angelino Alfano, dove si sono incontrati Aguila Saleh – il presidente della Camera dei rappresentanti, il parlamento di Tobruk al quale Haftar fa da capo militare – e Abdurrahman Sewehli, capo del Consiglio di Stato, la camera alta di Tripoli istituita dagli accordi di Skhirat del 2015.
Di certo si sa che i due leader hanno parlato faccia a faccia per tre ore. I temi annunciati erano la lotta al terrorismo e la dissoluzione delle milizie.
Il controllo delle forze armate è uno degli ostacoli principali che impediscono al governo di Tobruk di ratificare gli accordi di Skhirat, sconfessati subito dopo la firma da entrambi i parlamenti rivali. Haftar vorrebbe controllare l’esercito di una Libia riunificata, come già fa nel mezzo Stato che governa la Cirenaica. Ma questo, tolte le milizie dall’equazione, gli darebbe il monopolio della forza militare, e quindi gli accordi lo escludono.
Secondo numerose testate filo-Tobruk, Sarraj e Haftar avrebbero deciso di formare un nuovo “consiglio di presidenza dello Stato”, un triumvirato composto da loro due più Saleh. Ma è forte la sensazione che i media di parte non dicano tutto: è molto difficile immaginare che Sarraj possa presentare ai suoi alleati di Tripoli un accordo che gli assegna un ruolo minoritario nella gestione del braccio armato dello Stato. Bisognerà aspettare il suo ritorno nella capitale storica della Libia per sentire la sua campana, e sapere, se di triumvirato si tratterà, cosa otterranno in cambio i rappresentanti del governo riconosciuto dalla comunità internazionale.
“Accordo tra Haftar e Sarraj sulla dissoluzione di tutte le formazioni armate irregolari e sulla lotta contro il terrorismo”, twitta al-Arabiya, la rete panaraba di proprietà saudita che trasmette da Dubai.
I siti d’informazione libici danno più dettagli. Secondo Alwasat, entro sei mesi dall’entrata in vigore dell’accordo si terranno elezioni parlamentari e presidenziali. Libya’s Channel scrive che le elezioni si terranno “al massimo entro marzo 2018”.
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