Miliziani ISIS avrebbero preso il controllo del “quartiere palestinese” di Yarmuk, a Damasco, capitale della Siria.
Lo riferiscono fonti ufficiali dell’OLP e lo confermano le organizzazioni umanitarie che operano nel quartiere, in origine un campo profughi, devastato dalla guerra civile che in Siria dura ormai da quattro anni.
I jihadisti si sarebbero impadroniti del campo in un blitz partito dal confinante quartiere di al-Hajar al-Aswad. In entrambe le zone della città si continua a combattere casa per casa.
Accanto agli uomini del sedicente califfo Abu Bakr al-Baghdadi, secondo i racconti dei testimoni, hanno partecipato all’operazione anche membri di Jabhat al-Nusra (“Fronte della Vittoria”), organizzazione affiliata ad al-Qaeda attiva in Siria e in Libano.
Se i miliziani riusciranno a mantenere le posizioni, avranno facile accesso ai palazzi del potere e al centro di Damasco, dove si trovano tuttora il presidente Bashar al-Assad e il suo governo.
Benjamin Decker, un analista di The Levantine Group, agenzia di consulenza geopolitica e intelligence di Tel Aviv, ha avanzato un’altra spiegazione: l’obiettivo dell’ISIS sarebbero gli aiuti umanitari che, pur fra mille difficoltà, affluiscono in direzione del quartiere, che contiene scuole e ospedali finanziati con donazioni internazionali.
Decker ha definito Yarmuk “uno dei posti peggiori di Damasco, se non del paese”: un luogo abbandonato a se stesso, senza legge né ordine, fatto che avrebbe reso molto più semplice l’operazione ai miliziani.
Il campo di Yarmuk è stato aperto nel 1948 per dare un tetto ai profughi palestinesi fuggiti dalla prima guerra arabo-israeliana, all’indomani della fondazione dello stato d’Israele.
Costruito in una zona che all’epoca era alle porte di Damasco, è stato inglobato dalla crescita rapida e disordinata della città.
Nel frattempo è diventato la roccaforte dei gruppi armati palestinesi sostenuti dal governo siriano.
Prima dello scoppio della guerra civile, nel 2011, ospitava la comunità palestinese più numerosa della Siria: circa 160 mila persone, di cui 113 mila hanno lo status di rifugiati.
Secondo stime ONU, ora ne resterebbero appena 18 mila, strette d’assedio contemporaneamente dalle forze fedeli al regime e dai miliziani dell’ISIS.
Negli ultimi mesi, il protrarsi dell’assedio ha provocato una carenza di cibo, acqua e medicinali. Un’autentica emergenza nell’emergenza, sullo sfondo della catastrofe siriana, che l’UNRWA, l’agenzia ONU che si occupa dei profughi del conflitto israelo-palestinese, ha definito una “situazione umanitaria inaccettabile”.
Filippo M. Ragusa
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