Aula quasi vuota in Parlamento per la relazione sulla morte dell’operatore umanitario Giovanni Lo Porto, vittima di un raid americano contro la base di al-Qaeda dov’era tenuto prigioniero, in Pakistan.
Oltre al relatore, il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, e alla presidente Laura Boldrini, nell’emiciclo di Montecitorio non c’erano più di quaranta deputati: un deserto che stona decisamente con le polemiche di ieri e che ha suscitato l’indignazione dei pochi presenti.
Di fronte a uno spettacolo così poco edificante, il ministro Gentiloni ha aggiunto ben poco alla ricostruzione dei fatti circolata ieri: Lo Porto e il suo compagno di prigionia americano, Warren Weinstein, erano detenuti in una base di al-Qaeda usata dal jihadista americano Ahmed Farouk, obiettivo del bombardamento.
Secondo il ministro, il presidente USA Barack Obama ha informato il presidente del Consiglio Matteo Renzi “nella tarda serata del 22 aprile”, “appena finalizzate le verifiche condotte da parte statunitense”, che “si sono protratte per tre mesi per la particolarissima natura del contesto”.
Per accertare i fatti relativi alla morte dei due prigionieri, in altre parole, ci sarebbero voluti tre mesi di indagini, complicate dalla ripresa delle attività militari contro i talebani e gli altri jihadisti che imperversano nelle zone di confine tra Pakistan e Afghanistan.
L’elogio funebre di Lo Porto, un uomo “vissuto dedicandosi agli altri”, fatto dal ministro, non ha convinto i pochi rappresentanti delle opposizioni, che hanno sparato a zero sul governo. Il più veemente è stato il pentastellato Angelo Tofalo, che ha accusato Gentiloni di essere in aula per “ammazzare per la seconda volta Giovanni Lo Porto”, guadagnandosi l’ammonizione della Boldrini.
Intanto a Washington monta la polemica sulle regole di impiego dei droni, fino a ieri l’arma antiterrorismo per eccellenza.
Introdotti dall’amministrazione Bush, ma usati senza parsimonia anche da Obama, gli aerei telecomandati hanno accumulato in totale quasi 370.000 ore di volo. Il numero delle persone morte per causa loro non è mai stato reso noto ufficialmente, ma secondo il Washington Post un senatore USA si è “lasciato sfuggire” una cifra vicina ai cinquemila. Molti di loro, però, erano civili, i cosiddetti “danni collaterali” contro cui si scagliano le associazioni per i diritti umani.
Il regolamento in vigore, messo a punto dal direttore della CIA John Brennan e sottoscritto da Obama, permette l’uso dei droni in caso di “quasi-certezza” (near certainty nell’originale) che l’obiettivo inquadrato sia terroristico e che l’attacco non sia destinato a fare vittime civili.
Ed è proprio sulla formula della quasi-certezza che il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha fatto macchina indietro, definendola “una valutazione sbagliata”.
Filippo M. Ragusa
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