Il leader è calato di Roma e il direttorio si è tenuto come era stato organizzato: lontano da occhi orecchie e riflettori. Ripreso il controllo della situazione locale ma non solo, visto che anche il più nazionale Luigi Di Maio ha avuto la sua parte nella querelle capitolina, Beppe Grillo ha telefonato alla sindaca romana per rinfrancarla e ribadirle che il movimento deve rimanere unito adesso più che mai perché “Roma è troppo importante”. Virginia Raggi dai problemi tutti interni al Campidoglio, che di fatto tengono paralizzata la Capitale ormai da due mesi, esce a testa alta, sacrificando sì il vice capo di gabinetto Raffaele Marra, che verrà destinato ad altro incarico (è un dipendente del Comune) e ridimensionando lo stipendio di Salvatore Romeo, suo capo segreteria, ma blindando i due assessori contestati – Raffaele De Dominicis (Bilancio) e Paola Muraro (Ambiente), quest’ultima nota per la sua lunga consulenza in Ama e per gli avvisi di garanzia che riguarderebbero il suo operano all’epoca. “Vogliamo leggere le carte – ha dichiarato Virginia in merito al caso Muraro – e nel caso ravvisassimo profili di illiceità, agiremo di conseguenza”.
“Raggi andrà avanti, e noi vigileremo”, ha urlato Grillo dal palco di Nettuno, dove ha chiuso la serata di ieri, alla presenza di tutti i fedelissimi, con un comizio collettivo: c’era Luigi Di Maio, che ha chiesto scusa per la sua superficialità nel leggere le carte che riguardavano l’avviso di garanzia all’assessore all’ambiente, e c’era anche Alessandro Di Battista in splendida forma: la star della serata.
A Nettuno si è rivisto il Beppe Grillo di lotta e di palco, con il ‘Vaffa’ a tutti gli avversari del MoVimento e la difesa della sindaca di Roma e del direttorio nazionale. E la base si è galvanizzata per il leader venuto sul lungomare a 50 chilometri dalla capitale. Un boato si è levato all’annuncio del suo arrivo tra le centinaia di persone che hanno riempito piazza Cesare Battisti davanti al municipio retto da un sindaco cinque stelle. Gli attivisti sono venuti anche da Cassino, nel Frusinate, Castelgandolfo ai Castelli Romani, Scafati vicino Salerno, perché come ha detto uno di loro ” non crediamo a quel che scrive la stampa”. “Siamo con Virginia”, rassicurano “perché governare quella città è una cosa diversa”. E, se errori ci sono stati sono di “inesperienza”, anzi da “inesperienti” (il neologismo è del sindaco di Nettuno Angelo Casto). “Virginia ha tutti contro, ci sono troppi interessi; Caltagirone, Roma, Ama, Atac, i rifiuti”: un’altra voce si leva dal coro mentre una militante spiega che alla Raggi “vogliono gettarle del fango addosso”.
Ed ecco ancora la voce tuonante di Grillo: “Ogni tanto qualche cazzata la facciamo anche noi. Oggi Virginia Raggi è dentro una cosa che non auguro a nessuno ma va avanti e reggerà. Virginia è nella situazione del primo sindaco negro nel 1968 nel Missisipi. Dicevano che era impossibile ma si è avverato. E noi siamo l’impossibile. Tutti avevano detto che era impossibile ma ce l’abbiamo fatta”. Per ora a conquistare la poltrona romana; per quelle nazionali, per un governo pentastellato c’è ancora tempo. e c’è ancora tempo.
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