“Siamo un popolo di costruttori. Notre-Dame sarà più bella di prima”. Il presidente della repubblica francese Emmanuel Macron non ha dubbi, la cattedrale della cristianità francese ed europea, come l’araba Fenice, risorgerà dalle sue ceneri. Quelle vere e reali, tremendo ricordo del devastante incendio che due sere fa ha distrutto uno dei gioielli architettonici del Medioevo.
A poche ore dall’incendio che ha devastato Notre Dame,dunque,si iniziano a contare i danni provocati e si cercano le cause effettive che hanno portato alla distruzione della guglia ottocentesca che sovrastava la cattedrale e parte della volta del transetto, crollata all’interno. Nella tragedia qualcosa, per fortuna, si è salvato: i tre grandi rosoni Duecenteschi, tra le opere più preziose di Notre-Dame, come anche molte delle opere d’arte che erano all’interno della cattedrale, ma sono ancora in corso le valutazioni dei danni: diversi quadri, per esempio, sono rimasti anneriti per il fumo e saranno trasferiti al museo del Louvre per essere restaurati.
Le cause dell’incendio, però, non sono state ancora chiarite, anche se al momento si esclude un’azione dolosa. Secondo un primo esame da parte del procuratore di Parigi Rémy Heitz non si tratterebbe di un incendio provocato ma di un incidente causato dai lavori di restauro. Ma nonostante l’inchiesta avviata sia per “disastro colposo”, il ritardo e l’inefficacia iniziale dell’intervento dei pompieri – lodati poi per aver salvato la struttura della cattedrale – e soprattutto la notizia del primo allarme ignorato hanno fomentato le polemiche.
Infatti gli allarmi incendio sono stati due e i soccorsi sono scattati al secondo allarme: “C’è stato un primo allarme alle 18.20, seguito da una procedura di accertamento, ma non è stato constatato alcun principio di incendio. Poi c’è stato un secondo allarme alle 18.43 e in quel caso è stato rilevato un incendio a livello della struttura di legno che sosteneva il tetto”, queste le parole del procuratore Rèmy. Secondo le prime indicazioni dei pompieri, il rogo si sarebbe sviluppato da un’impalcatura presente sul posto per i lavori di restauro, mentre Le Parisien cita una fonte di polizia secondo la quale una saldatura sul telaio di legno avrebbe causato il primo focolaio. Un responsabile del cantiere ha comunque assicurato che “le procedure di sicurezza sono state rispettate”.
In attesa di ulteriori sviluppi, ieri il presidente francese Macron, parlando alla Nazione, ha detto: “Siamo un popolo di costruttori, ricostruiremo la cattedrale entro cinque anni e sarà anche più bella”. Secondo il presidente, infatti, la ricostruzione di Notre-Dame sarebbe possibile per il 2024, data in cui Parigi accoglierà le Olimpiadi estive. Le stime di Macron sulla ricostruzione si discostano da quelle fatte ieri da Frédéric Létoffé, uno dei due presidenti del Groupement des entreprises de restauration de monuments historiques (GMH), un gruppo di imprese che si occupano di restaurare monumenti storici e che comprende anche Le Bras Frères, l’impresa che aveva l’appalto per il restauro della guglia. Secondo Létoffé, infatti, per il restauro di Notre-Dame potrebbero volerci tra i 10 e i 15 anni.
Intanto prosegue senza sosta la gara alla solidarietà per la ricostruzione: miliardari come Pinault (il primo a lanciarsi nella corsa, con 100 milioni di euro promessi) e Arnault (patron di LVMH) con 200 milioni, seguiti da Bettencourt (200 milioni) e da imprese come Total, hanno totalizzato oltre 700 milioni in poche ore. Ma si muovono anche istituzioni pubbliche, enti, università, che offrono il savoir-faire dei loro esperti e il background dei tecnici.
AGMC
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