Colpo quasi ferale per il ‘clan Casamonica’ con 31 arrestati e 6 ricercati. E’ il bilancio di una maxioperazione effettuata oggi dai Carabinieri che hanno fanno scattare indagini a tappeto sull’asse Roma Reggio Calabria-Cosenza già prima dei funerali show alla periferia di Roma di ‘zio’ Vittorio, componente della famiglia Casamonica. Gli inquirenti durante questo tempo hanno potuto appurare che il clan si configura come una ‘associazione mafiosa autoctona’ strutturata su più gruppi criminali, prevalentemente a connotazione familiare, dotati di una propria autonomia decisionale e dediti a vari reati, tra cui spaccio di droga, usura ed estorsioni. L’accusa è quindi avere costituito una organizzazione dedita a traffico di droga, estorsione e usura commessi con l’aggravante del metodo mafioso. Tra gli arrestati, c’è anche Domenico Spada, detto Vulcano, ex campione di pugilato.
Insieme al fermo delle 31 persone c’è anche il sequestro di numerosi beni: quattro alloggi popolari nella Capitale, Roma. Sotto sequestro anche una discoteca a Testaccio, un ristorante al Pantheon, un centro estetico sulla Casilina e la palestra a Marino, oltre a vari conti correnti, circa 50mila euro in contanti, 20 auto e orologi di lusso. Secondo quanto emerso, un alloggio era stato usurpato con violenza e minaccia armata al legittimo possessore, oggi ultrasettantenne, costretto successivamente a vivere per strada.
Sono due i collaboratori di giustizia, tra cui una donna, che hanno fornito elementi utili alle indagini dei carabinieri ai danni del clan dei Casamonica, con relativa contestazione di associazione a delinquere di stampo mafioso. Il primo ‘pentito’ del clan è la ex compagna di Massimiliano Casamonica, fratello di Giuseppe, ritenuto il capo dell’ associazione. La donna non sarebbe stata mai bene accetta e avrebbe subito comportamenti che abitualmente il gruppo riservava agli estranei. Fuggita di casa dopo che di fatto sarebbe stata tenuta in stato di segregazione dalle altre donne della famiglia, ad accudire i figli, ha deciso di collaborare. Ora la donna, che ha meno di 40 anni, gode di un programma di protezione. L’altro collaboratore è un uomo, un calabrese residente da anni a Roma, che per il gruppo avrebbe curato interessi legati al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
“Loro sono perfettamente consapevoli di avere un notevole potere intimidatorio, che esercitano nelle loro attività. I Casamonica incutono notevole timore e nessuno li denuncia mai”. Lo afferma la collaboratrice di giustizia parlando con i pm della Procura di Roma nel corso di un interrogatorio, aggiungendo che da quando è andata a vivere a Porta Furba ha avuto la “conferma definitiva del fatto che la famiglia Casamonica costituisce un gruppo numeroso, è un vero e proprio clan, stabilmente dedito ad attività illecita”. Per la collaboratrice di giustizia siamo in presenza di persone “che si aiutano reciprocamente per ogni tipo di esigenza, anche se c’è da picchiare qualcuno”. L’atto è citato nell’ordinanza di oltre mille pagine firmata dal gip Gaspare Sturzo.
Ringraziamenti al Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma e alla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma “per la meravigliosa e complessa operazione contro il clan dei Casamonica”, sono arrivati dal procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino, durante la conferenza stampa di presentazione del blitz. “E’ un momento significativo dell’azione contro la criminalità organizzata sul territorio romano”, ha sottolineato Prestipino.
Il clan dei Casamonica infatti opera a Roma dagli anni settanta con l’usura e il recupero crediti per conto di Enrico Nicoletti, cassiere della banda della Magliana fino a diventare un sodalizio criminale tra i più potenti dell’area romana in grado di partecipare a cartelli comuni, su affari illeciti importanti, con la camorra e in modo particolare con la ndrangheta. Lo ha ricordato Gianpiero Cioffredi, Presidente Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, sottolineando che “questa operazione conferma che grazie alla Procura di Roma e alle ultime sentenze della Cassazione finalmente in Italia e a Roma si è cominciato a capire che la mafia prescinde dalle sue origini meridionali”.
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