Più annaspa perdendo in lucidità e più il sindaco di Roma Ignazio Marino si abbandona ai fuochi di artificio della dialettica politica. Fa il segno della vittoria quando il Campidoglio boccia le sue proposte, sorride imbarazzato e ringrazia quando per strada la gente lo fischia. Va al Gay Pride e parla di Roma come della capitale dell’amore mutuando parole e musiche come i migliori circoli omosessuali d’Italia non saprebbero fare. Pensa alla Roma che fu, nel senso che vorrebbe mandare un milione e mezzo di romani che votano a destra nelle loro dimore fognarie, dimenticando che a Roma in termini di efficienza tecnica c’è e resiste ancora la Cloaca massima di repubblicana memoria. Dice che lui è stato eletto dai cittadini della Eterna dimenticando che ha vinto con il consenso di un solo romano su quattro. Dice ancora che non ha preso voti dai capibastone dimenticando maldestramente che quei manipoli di legionari rossi fanno tutti capo alla premiata ditta del Pd romano e nazionale. Dice che durerà fino al 2023 facendo finta di non capire che il premier Renzi, tra l’altro capo di quel partito che perde pezzi ogni giorno di più per causa sua, ha già deciso di metterlo alla porta. Potrà essere domani, o magari tra un mese o tre, ma la porta lo attende. Chi conosce la storia di Botteghe Oscure prima e del Nazareno poi, sa che quella logica è spietata: fuori Marino avanti un altro. Le chiacchiere e le blasfemie politiche non pagano più ma lui, Marino, continua a far finta di nulla. In assenza di una giunta e di una amministrazione degna di questo nome il sindaco tira fuori dal cilindro sforacchiato dei Fori imperiali l’ultima battuta: “Meno traffico, più Roma”. Fa riferimento ad uno slogan del 1994, quando già si stava studiando come salvaguardare il Colosseo dal traffico. Una delibera di iniziativa popolare proposta da Legambiente raccolse allora le firme necessarie, da presentare al comune di Roma per discutere in Aula la pedonalizzazione dei Fori Imperiali. Allora sindaco della città era Francesco Rutelli, poi fu la volta di Valter Veltroni (una consiliatura e un po’), quindi di Gianni Alemanno. Fu così che i meravigliosi Fori romani in questi due decenni si sono avvantaggiati della chiusura totale al traffico nelle domeniche e nei giorni festivi.
Si arriva quindi al 2013 quando sale sul podio del Campidoglio Ignazio Marino che come primo atto istituzionale vieta solo ai privati di transitare su via del Fori Imperiali, nel tratto da largo Corrado Ricci al Colosseo, in attesa del grande progetto di chiudere del tutto l’accesso ai mezzi motorizzati (sempre nello stesso tratto di strada, visto che il Tar nel marzo scorso ha bocciato l’ordinanza con la quale la giunta capitolina, nel giugno 2014, aveva sottoposto al regime della pedonalizzazione anche la piazza del Foro Traiano). E, felice del grande successo ciò, il primo cittadino progetta oggi «una passeggiata ai Fori tra 15 giorni». Una passeggiata quando ci sarà “meno traffico e più Roma”, dice lui. Perché a far data dal 10 luglio i camion bar non insisteranno più sul territorio del centro storico della Capitale. “Non ci saranno rinvii ne’ tentennamenti. Dopo tanti anni dal 10 luglio i camion bar si sposteranno dal Centro storico. È un provvedimento storico che pone fine a una situazione che danneggia l’immagine della nostra città e dei suoi monumenti più rappresentativi”dice il sindaco di Roma. Magari ci vorrà l’intervento della forza pubblica. Ma, parola di sindaco, tra 15 giorni ci sarà una bella passeggiata ufficiale con tanto di media al seguito e con tanto di ospite d’onore: il presidente del Consiglio. «Ovviamente inviterò Renzi ai Fori – annuncia il primo cittadino – specialmente la sera per vedere le luci di Storaro e gli spettacoli di Piero Angela e Paco Lanciano».
Ma sì, la giunta perde i pezzi (Improta si è dimesso e l’assessore al bilancio, Silvia Scozzese, sembra essere il prossimo), il signor Marino però sembra essere incurante di quello che accade all’interno del suo Palazzo. “Sinceramente non considero la perdita dei camion bar un pezzo importante della mia squadra”, risponde a chi gli chiede quale sia il suo umore dopo “l’inizio della perdita di alcuni pezzi all’interno della sua Giunta” come l’annuncio delle dimissioni dell’assessore alla Mobilità Guido Improta. Si capisce che il sindaco ha in testa, o vuole farlo credere, solo un tema alla volta. Oggi è il giorno dei camion bar (l’operazione, tradotta in numeri, prevede di portare fuori dal centro storico 22 camion bar, 43 urtisti -venditori di souvenir, di quelli che vanno incontro ai turisti- e altre 11 postazioni), e lui ritiene importante dare urbi et orbi una “comunicazione importante per il mondo perché quello di cui parliamo riguarda la straordinaria immagine che la città di Roma ha nel pianeta”. “Si tratta di un provvedimento atteso da molto che pone fine ad una situazione che danneggia l’immagine della città e dei suoi monumenti più rappresentativi”, ha aggiunto Marino che ha poi assicurato che “non ci saranno rinvii e tentennamenti: con determinazione le zone di maggior pregio saranno libere dalla presenza di attività commerciali ritenute incompatibili con il decoro”. Il modello, ha spiegato Marino, è “la fotografia di Obama che entra nello spazio del Colosseo con un’area archeologica integra e non coperta dalla presenza di camion bar che la rendono meno archeologicamente pura”.
Insomma, si tratta di un’operazione fatta a beneficio dell’immagine di Roma, per farle riguardagnare un po’ di quel decoro perso soprattutto negli ultimi due anni. Ma basterà così poco per accogliere nella maniera più adeguata le frotte di pellegrini che si appropinquano a scendere sulla Capitale in vista del Giubileo Straordinario? Perché Marino è al corrente che non si voterà decreto per il Giubileo ,né oggi e probabilmente neppure in settimana. “Il provvedimento è sospeso, in stand-by. Prima di vararlo sarebbe il caso che ci fosse in Campidoglio qualcosa che assomigli a una svolta…”, dicono a palazzo Chigi. Lanciato ufficialmente l’avviso di sfratto a Ignazio Marino, Matteo Renzi sembra adottare la tecnica del temporeggiatore, nella speranza che il sindaco getti la spugna oppure sia il “verdetto” del prefetto Gabrielli (che deve arrivare non oltre il 10 luglio) sul commissariamento a fare chiarezza. E, intanto, lui, Marino, ripete la sua ferma intenzione di arrivare al 2023…. Le grane di Marino oggi? Nell’ordine sono state: il cda del Palaexpo che in una lettera firmata dai 5 membri gli comunica le dimissioni all’unanimità per il fatto che “Roma Capitale è venuta meno ai propri obblighi finanziari rendendo oggettivamente impossibile lo svolgimento delle attività“. Si soo sospesi i consiglieri comunali Pd Francesco D’Ausilio e Alfredo Ferrari indagati per Mafia Capitale. Non solo, anche Luca Giansanti capogruppo della lista civila Marino ha deciso di lasciare. Attenzione, nessuno dei tre si è dimesso da consigliere comunale, ma è evidente che la tempistica scelta per questa triplice decisione fa intravedere all’orizzonte nuove problematiche legate all’inchiesta su Mafia Capitale. C’è poi la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024, che sarà votata in Campidoglio giovedì 25 giugno, sulla quale il Movimento cinque stelle ha annunciato il suo voto negativo mentre il Codacons ha inviato una formale diffida ai Consiglieri comunali di Roma intimandoli di non approvare alcuna delibera relativa alle Olimpiadi del 2024, in attesa della decisione del Prefetto sullo scandalo di Mafia Capitale. “Qualora nella riunione di giovedì l’Assemblea dovesse varare la candidatura di Roma per i giochi olimpici, sarà inevitabile un ricorso al Tar del Lazio da parte del Codacons”, ha annunciato.
Diciamo che al sindaco da Genova che sogna una seconda consiliatura quando la prima non è ancora a metà del suo percorso, non gli va l’acqua per l’orto. Lo dimostra anche l’iniziativa fissata per venerdì prossimo, 26 giugno, quando il popolo che appoggia Marino si incontrerà in piazza del Campidoglio dalle 18.30 alle 20: titolo della manifestazione #IoStoConMarino’. Gli inviti stanno già girando sulla rete, tra facebook e twitter.
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