All’indomani dalla polemica innescata con le sue dichiarazioni su Milano “capitale morale del Paese” mentre riceveva dal sindaco Giuliano Pisapia il sigillo della città, il presidente dell’autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone spende qualche parola in più per la Capitale affermando che il Giubileo è una grande occasione.
Dopo il colpo al cerchio (Milano), arriva quello alla botte: “Il Papa ha dato un’occasione a Roma, quella di far spostare l’attenzione – ha dichiarato Cantone ai microfoni di Radio24 – Si poteva fare mettendo a sistema le energie che funzionano, e nel Comune di Roma ce ne sono. Ma ad oggi si fa grande fatica. Credo che questo pungolo che io devo a una città mia che considero la mia seconda città sia doveroso”.
“Sono onorato di questo riconoscimento e sono onorato di riceverlo in un momento in cui Milano si riappropria del ruolo di capitale morale d’Italia, in un momento in cui la capitale reale non sta dimostrando di avere gli anticorpi morali di cui ha bisogno e che tutti ci auguriamo recuperi”. Queste le parole di Cantone, che non immaginava certo di “scatenare un putiferio” e finire su tutti i giornali. “Io considero Roma la mia seconda città, mi sento molto legato ad essa. Non c’è nessuna valutazione negativa sulla Capitale e non dimentico che Milano ha anche problemi di tipo giudiziario rilevantissimi – precisa oggi il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione – Ma in un momento di grande difficoltà come Expo in cui c’era una sfida, la città si è stretta attorno alla sfida e messo in campo una serie di anticorpi. È vero, era più facile, perché si trattava di una vicenda ridotta che riguardava solo una società ristretta. A Roma, invece, gli anticorpi non si vedono ancora, non c’è bisogno di una grande analisi sociologica. Se guardiamo cosa c’è di ordinanze cautelari per Mafia Capitale c’è da rabbrividire. Buzzi racconta di situazioni che difficilmente si registrano in Calabria o Sicilia, di assalti al Consiglio comunale. È un quadro di partenza abbastanza clamoroso”.
Il magistrato in aspettativa dallo scorso anno per la sua nomina a presidente dell’Anac, ha anche ammesso di avere visto “molto impegno, soprattutto da parte degli ultimi assessori: Sabella, Pucci, Causi. Ma noi abbiamo verificato una situazione difficilissima di appalti di cui al Comune nessuno sapeva niente. Il segno di una macchina fuori controllo”.
Non poteva mancare la replica del sindaco dimissionario che controbatte con veemenza affermando che “a Roma gli anticorpi esistono, e questa piazza domenica ne ha visti migliaia (la piazza del Campidoglio che il 25 ottobre ha ospitato una manifestazione pro-Marino: presenti, secondo i dati forniti dal Campidoglio stesso circa 2 mila persone, ndr), in città ce ne sono milioni. Certamente vanno valorizzati, se vengono annichiliti non posso svolgere bene la loro funzione. A Roma questi anticorpi funzionano”. Così Ignazio Marino arrivando questa mattina a Palazzo Senatorio, dove prosegue l’attesa per capire se e quando ritirerà le dimissioni. Marino ha tempo fino alla mezzanotte di domenica primo novembre per consegnare alla presidente d’Aula, Valeria Baglio, la richiesta di ritiro e azzerare così il countdown.
Intanto però gli uffici capitolini si preparano, con il Segretariato del Comune che ha inviato una nota alla Presidenza nella quale si legge che si “ritiene opportuno che la Presidenza dell’Assemblea capitolina assicuri un presidio anche nei giorni di sabato e domenica” per protocollare l’eventuale ritiro delle dimissioni.in Campidoglio.
A.B.
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