Mastrapasqua lascia. Il presidente dell’Inps, indagato dalla Procura di Roma per una presunta truffa ai danni dello Stato nel suo ruolo di direttore generale dell’ Ospedale israelitico, ha consegnato le dimissioni al ministro del lavoro, Enrico Giovannini, che le ha accettate. La sua, commenta a caldo il premier Enrico Letta, è “una scelta saggia” che “ha colto l’ iniziativa del Governo: non si possono assumere incarichi così rilevanti senza esclusività”.
Ora si apre la corsa alla successione, con l’ ex ministro del lavoro Tiziano Treu considerato il candidato più accreditato. Mastrapasqua paga il conflitto di interessi fra le innumerevoli, fino a 25, cariche pubbliche e private che ha ricoperto negli ultimi anni. La Procura di Roma indaga sia sul presunto giro di false cartelle cliniche dell’ Ospedale israelitico al fine di ottenere rimborsi gonfiati dal servizio sanitario nazionale, sia sulle operazioni di compensazione che lo stesso ospedale ha fatto dal 1993 in poi tra i crediti vantati nei confronti delle Asl e i debiti previdenziali verso l’ Inpdap, oggi confluito nell’ Inps. Il Governo, almeno formalmente, ringrazia il manager per il suo operato alla guida dell’ Ente previdenziale.
“Voglio dare atto del suo lavoro in questi anni, fatto in modo corretto”, evidenzia il presidente del Consiglio, ricordando passaggi importanti quali l’ unificazione tra Inpdap e Inps. E anche Giovannini, nell’esprimere “anche a nome del Governo, apprezzamento per la sensibilità dimostrata” da Mastrapasqua “lo ringrazia per il lavoro svolto in questi anni per il rinnovamento dell’ Inps e il complesso processo di riorganizzazione dell’ Ente derivante dall’incorporazione dell’Inpdap e dell’ Enpals”.
Di certo, pero’ l’ accelerazione impressa da Letta ha inciso sulla decisione di Mastrapasqua. Il Governo, infatti, ha stabilito di accelerare il processo di ridisegno della governance dell’Inps e dell’Inail e ha approvato un disegno di legge per disciplinare l’ incompatibilità per tutte le posizioni di vertice degli enti pubblici nazionali, prevedendo, per quelli di particolare rilevanza, un regime di esclusività volta a prevenire situazioni di conflitto d’ interesse.
E il premier, proprio riferendosi alla norma approvata ieri dal Consiglio dei Ministri, torna ad auspicare che per il nuovo assetto “ci sia un’accelerazione dei tempi”. Del resto, l’ esigenza condivisa da tutte le posizioni espresse in queste ore, sia sul fronte politico sia su quello sindacale, è quella di voltare pagina.
Netta la posizione di M5S, che ritiene le dimissioni, “dovute, e comunque tardive”, “soltanto il primo passo di quello che deve essere il riscatto e il rilancio dell’ Inps”. Per la governance dell’ Inps, il presidente della Commissione lavoro della Camera Cesare Damiano, propone di “adottare la proposta di legge del Partito Democratico presentata già un anno fa. In essa si prende a riferimento il ‘sistema duale’ che assegna alle parti sociali compiti di sorveglianza sull’Istituto. Su questo punto Confindustria e Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto un avviso comune nel 2012”.
Intanto, si apre ufficialmente la corsa alla presidenza dell’ Inps. Le dimissioni di Mastrapasqua, consegnate al ministro del lavoro Enrico Giovannini, accelerano un processo già in moto negli ultimi giorni, quando l’ ipotesi di un passo indietro si è fatta piùconcreta. Il profilo del prossimo numero uno dell’Istituto di previdenza, secondo quanto trapela, sembra quello di una figura ‘politica’ che possa svolgere un ruolo di garanzia e il nome di Tiziano Treu, ex ministro del lavoro, sembra quello più accreditato. In campo anche le candidature di altri due ex ministri del lavoro, Maurizio Sacconi (Ncd) e dello stesso Cesare Damiano (Pd). Entrambi titolari di importanti incarichi parlamentari, rispettivamente alla presidenza delle commissioni lavoro di Senato e Camera, lascerebbero però libera la loro attuale poltrona, aprendo un problema politico per la sostituzione in una fase già difficile per gli equilibri all’interno della maggioranza.
In piena trasformazione della governance degli enti previdenziali, su cui per altro il governo intende accelerare, come ribadito anche oggi, appare meno probabile una scelta più tecnica. Quale sarebbe il ricorso a un manager come Massimo Sarmi, il cui nome è stato fatto anche per la presidenza di Telecom e che comunque è impegnato nella partita Poste-Alitalia, o anche il ricorso alla promozione di una risorsa interna, come quella del direttore generale Mauro Nori.
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