Restano guardinghi i principali mercati , che assorbono i contraccolpi della flessione delle piazze asiatiche e che attendono il meeting della Federal Reserve della prossima settimana. In territorio negativo, infatti, Milano, Londra, Parigi, Francoforte. Rosso anche per Wall Street, che va ad allinearsi con i malumori delle borse del vecchio continente. Ruolo di peso lo gioca l’attesa della decisione di aumentare i tassi di interesse, che negli Usa non vengono toccati dal 2006. Lo scenario, che sembrerebbe essere roseo, in realtà non rassicura gli analisti. Proprio ieri, i dati del mercato occupazionale americano hanno fatto segnare il raggiungimento di 5,8 milioni di nuovi posti di lavoro. Dall’altra parte, i tassi di disoccupazione sono ai minimi dal 2008. Tuttavia, vista la volatilità registrata nell’ultimo periodo, anche se gli indicatori potrebbero suggerire maggiore sicurezza, la Fed punta alla cautela. I dati sui sussidi alla disoccupazione, a quota 275mila unità e in calo rispetto al rilevamento precedente, danno una conferma della attuale stato di salute del mercato del lavoro USA e che la cautela sia una precauzione a tutela dei contraccolpi che un aumento del costo del denaro potrebbe provocare sui mercati stessi. In un’intervista al Financial Times, il capo economista della Banca Mondiale Kaushik Basu ha spiegato che se la Fed alzasse il costo del denaro la settimana prossima, ci sarebbero “conseguenze negative”. “Non penso che un eventuale rialzo di per sé creerebbe una significativa crisi – ha affermato – ma provocherebbe alcune turbolenze immediate”, prodotte per lo più dall’”effetto combinato con le ultime due settimane di cattive notizie” legate alla incertezza sulla crescita cinese e al relativo impatto sull’economia globale. Il rischio, qualora la Fed riveda i tassi, è quello di incidere, secondo Basu, sugli equilibri economici mondiali, rappresentando uno “shock e fonte di nuova crisi per i mercati”, soprattutto perché si aggiungerebbe al percorso di svalutazione dello yuan deciso da Pechino. Da dire che il presidente della Fed di San Francisco, John Williams, ha dichiarato che i dati “sono stati buoni o migliori di quanto mi aspettassi sul piano dell’economia statunitense. Ma ci sono anche dei venti contrari piuttosto significativi” e questi sono “importanti sviluppi che dobbiamo tenere in considerazione”. Williams, qualora i rischi siano contenuti è già pronto ad aumentare i tassi. In questa incertezza, i mercati navigano a vista, nell’attesa di comprendere se e quando arriverà una stretta: gli investitori valutano giorno per giorno, chi rischia sui mercati dei future, invece, rischia di arrivare alla scommessa, a meno che da qui al 16 e 17 settembre, giorni in cui si sapranno le decisioni del numero uno della Fed, Janet Yellen, non si abbiano indicazioni concrete circa le intenzioni delle autorità statunitensi.
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