Nella lotta al traffico di esseri umani nel Mediterraneo, l’ONU vuole collaborare con l’Europa. Lo ha assicurato Federica Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza UE, dopo aver presentato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite la bozza della missione comunitaria contro i trafficanti.
Intanto, a Bruxelles, si sta lavorando febbrilmente alla stesura del testo definitivo del progetto, che sarà presentato alla riunione del Consiglio UE il prossimo 18 maggio.
Per ora sembra sicuro che il piano sarà diviso in quattro punti: aiuti ai Paesi di origine e di transito dei migranti; controlli alle frontiere in Libia e nei Paesi confinanti; missioni militari contro i trafficanti di esseri umani; suddivisione dei profughi tra gli Stati UE attraverso un sistema di quote.
“La priorità”, come ripete Mogherini da settimane, “è salvare vite umane”. Come? Smantellando la rete di cui si servono i trafficanti per organizzare i “viaggi della speranza”. Per farlo dovranno intervenire le forze armate degli Stati europei, nel Mediterraneo e anche in territorio libico, dove ora l’assenza di uno Stato permette alle reti criminali di prosperare senza alcun controllo o contrasto.
Il superministro degli Esteri UE, quindi, è a New York per ottenere l’approvazione del Consiglio di sicurezza, l’unica istituzione in grado di autorizzare una missione militare di fronte alla comunità internazionale.
“Il problema dei migranti nel Mediterraneo non è solo un problema umanitario, ma un problema di sicurezza. E noi – ha affermato Mogherini di fronte al Consiglio – siamo qui per agire e per agire subito, per noi è un dovere morale”.
Ora la UE è “pronta a fare la sua parte”, ha continuato l’Alto rappresentante, anche se per sua stessa ammissione non è sempre stato così, e per convincere le istituzioni comunitarie della necessità di una politica comune c’è voluta una strage come quella del 18 aprile scorso, con quasi 900 vittime dei naufragi.
Ma è tutto il fenomeno dei “viaggi della speranza” ad essersi trasformato in una tragedia collettiva: nell’ultimo rapporto dell’OIM, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, si stima che nel Mediterraneo, dall’inizio del 2015, siano morte più di 1700 persone.
Mogherini ha citato anche l’ultimo monito di papa Francesco, facendo appello ai rappresentanti dei quindici Stati membri del Consiglio di sicurezza “per smettere di ‘piangere e vergognarsi’”.
La situazione “senza precedenti ed eccezionale”, ha argomentato, esige una “risposta eccezionale, immediata e coordinata”. Risposta che consisterà nel “distruggere il modello di business dei trafficanti di immigrati ed essere sicuri che i barconi non vengano più usati”, operazione in cui saranno impiegate in concreto le truppe degli Stati membri.
La lotta ai cartelli criminali che trafficano persone è solo una parte della soluzione del problema – “Non esiste una soluzione militare”, un altro slogan ripetuto molte volte nelle ultime settimane – ma appare la parte in cui si possono ottenere i migliori risultati in tempi relativamente brevi, dato che per affrontare le altre radici del problema bisognerebbe combattere e sconfiggere la povertà, le guerre, la fame e le altre piaghe che convincono i disperati a emigrare.
Anche il Consiglio, come l’Alto rappresentante ha poi spiegato in conferenza stampa, “condivide il senso di urgenza” della UE. Mogherini si è detta fiduciosa che il Consiglio di sicurezza si pronunci presto, e ha affermato di non aver trovato alcuna resistenza.
Idealmente, entro il 18 maggio, quando il Consiglio UE discuterà per la prima volta sul mandato della missione militare, dovrebbero essere già state prese le prime decisioni.
Proprio questa urgenza ha spinto l’Europa a trattare sia con il governo di Tobruk, guidato dal premier internazionalmente riconosciuto Abdullah al-Thinni, sia con i rivali islamisti di Omar al-Hasi, che controllano Tripoli.
È chiaro che un accordo definitivo si potrà concludere solo con un governo che controlli tutto il territorio – “una partnership con un governo di unità nazionale”, come ha detto il superministro – ma la lotta ai trafficanti non può aspettare la fine della guerra civile.
“Sino ad ora” – ha detto Mogherini – “la risposta dalle diverse parti è positiva e costruttiva”.
Ma su questo punto, a quanto pare, i libici non condividono lo stesso senso di urgenza: per il vice-Rappresentante permanente all’ONU del governo di Tobruk, Ibrahim Dabbashi, la priorità “è la sovranità della Libia”.
“Non permetteremo un’operazione militare in Libia”, ha dichiarato l’ambasciatore. “Consentiremo solo un’azione coordinata tra la UE e il governo legittimo di Tobruk, che sia un’azione umanitaria”.
In un’intervista alla BBC, Dabbashi ha accusato l’Europa di non aver consultato il governo libico e di averlo tenuto all’oscuro delle sue intenzioni.
In particolare, secondo quanto sostiene l’inviato di Tobruk, non è chiaro come faranno le forze armate degli Stati UE a distinguere le barche dei trafficanti da quelle dei pescatori libici.
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