La Camera dei Deputati ha approvato il decreto sui migranti firmato dai ministri dell’Interno, Marco Minniti, e della Giustizia, Andrea Orlando. A Montecitorio sono stati 240 i voti a favore, 176 i contrari, 12 gli astenuti. Ieri il testo del decreto aveva superato la prova della fiducia di Montecitorio.
Al posto dei criticatissimi CIE, il testo istituisce i Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR), che metteranno a disposizione dei migranti un totale di 1.600 posti ripartiti fra le regioni d’Italia. In queste strutture alloggerà chi è destinatario di provvedimenti di rimpatrio. Il decreto esclude di ospitare nei CPR persone “in condizioni di vulnerabilità”.
I CPR saranno più numerosi dei CIE, più piccoli – da 100 a 150 posti al massimo – e distribuiti “sull’intero territorio nazionale”, privilegiando le aree fuori dai centri urbani che “risultino più facilmente raggiungibili”.
Per l’esecuzione delle procedure di espulsione il governo ha stanziato 19 milioni di euro.
Ai CPR potranno accedere, senza autorizzazione preliminare, i parlamentari e tutti gli altri soggetti che hanno facoltà di visitare le carceri, come il Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
Il decreto intende anche tagliare i tempi di esame delle domande di asilo: nel 2016 ne sono state presentate 123 mila, il 47% in più rispetto al 2015, con ripercussioni immaginabili sulla durata delle procedure. E l’aumento non accenna a rallentare: secondo Frontex, l’agenzia UE che si occupa del controllo delle frontiere dell’Unione, a marzo 2017 per il Mediterraneo centrale sono passati 10.800 migranti, “oltre un quinto in più” che a febbraio.
Per accorciare la trafila sono state prese due misure. Primo, le commissioni di esame saranno integrate da 250 specialisti assunti in via straordinaria presso i tribunali ordinari dei capoluoghi sedi di Corti d’appello. Secondo, si è deciso di eliminare la possibilità di ricorrere in appello a chi si vedrà respinta in primo grado la domanda dello status di rifugiato. I richiedenti respinti, in pratica, potranno ricorrere solo in Cassazione.
Mentre aspettano il responso del tribunale, i richiedenti asilo potranno svolgere lavori di pubblica utilità a titolo gratuito e volontario. A promuovere il loro impiego saranno i prefetti, d’intesa con Comuni e Regioni.
Infine, l’articolo proroga fino al 15 dicembre la sospensione dei versamenti tributari da parte dei contribuenti di Lampedusa.
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