Fu anche oggetto di un film, made in Usa, 1988, diretto da Alan Parker e interpretato da Gene Hackman e Willem Dafoe. Il titolo originale era “Mississippi Burning”, “Le radici dell’odio” la sua traduzione, perché in realtà si ispirò all’assassinio degli attivisti per i diritti civili del Mississippi, avvenuto nella contea di Neshoba, Mississippi, nella notte tra il 21 e 22 giugno 1964.
Oggi, esattamente 52 anni dopo, per “Mississippi Burning” si chiude finalmente il capitolo. Nell’anniversario del delitto, l’Attorney General statale Jim Hood ha archiviato uno dei più clamorosi casi giudiziari nella storia dei conflitti di razza in America dichiarando che “non ci sono più indizi” e “nulla può essere più fatto per assicurare nuove condanne”.Fu anche oggetto di un film statunitense, del 1988, diretto da Alan Parker e interpretato da Gene Hackman e Willem Dafoe. Il titolo originale era “Mississippi Burning”, “le radici dell’odio” la sua traduzione, perché in realtà si ispirò all’assassinio degli attivisti per i diritti civili del Mississippi, avvenuto nella contea di Neshoba, Mississippi, nella notte tra il 21 e 22 giugno 1964.
La storia. Cinquantadue anni fa i tre attivisti per i diritti civili Michael Schwerner, James Chaney e Andrew Goodman erano entrati nello stato per registrare nuovi elettori in aree rurali dove i discendenti degli schiavi non avevano mai votato e il Ku Klux Klan li massacrò brutalmente: un agguato nella notte poco fuori da Philadelphia, i cadaveri scomparsi per oltre 40 giorni e i 7.300 abitanti della cittadina – quasi tutti bianchi – che si chiusero nell’omertà. Dalla vicenda da Medioevo di Chaney, Schwerner e Goodman (due bianchi e un nero) e dalla “Freedom Summer”, nel 1988 Alan Parker trasse il durissimo film premio Oscar “Mississippi Brucia” con Gene Hackman: sullo sfondo i “favolosi anni Sessanta” dei Beatles e del boom economico, ma anche, pochi mesi prima, l’assassinio di JFK a Dallas: la morte dei tre giovani, onorati due anni fa dal Presidente Barack Obama con la Medaglia della Libertaàpostuma, mise l’America sotto shock, contribuendo a ispirare molte delle successive battaglie e conquiste per i diritti civili. Ora però, pur essendo universalmente considerato irrisolto, il caso è ufficialmente chiuso. Non necessariamente per mancanza di buona volontà, ma anche a causa della morte di molti potenziali testimoni e la progressiva e inevitabile erosione della memoria degli anziani.
L’FBI, il mio ufficio e altre agenzie di ordine pubblico hanno speso decenni inseguendo piste e cercando prove, combattendo per dare giustizia a tre giovani uomini uccisi senza ragione il 21 giugno 1964″, ha detto Hood.
L’annuncio, 52 anni dopo, spiega che la magistratura “non ritiene probabili ulteriori incriminazioni” oltre a quella dell’ex “Klansman” Edgar Ray Killen, finito sotto processo nel 2005 e condannato a 60 anni, 20 per ciascun omicidio. L’Attorney General ha spiegato che non esistono prove sufficienti per portare davanti alla giustizia altri individui, tra cui James Haris, che avrebbe reclutato i membri del KKK per uccidere i tre uomini. “Per questi complici – ha detto Hood ai giornalisti – ci dovrà pensare il buon Dio”.
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