I peshmerga curdi e l’esercito regolare iracheno stringono il cerchio su Mosul. All’alba di stamattina colonne di mezzi corazzati e fanteria hanno ripreso ad avanzare sulla città, la più grande ancora in mano all’ISIS.
I curdi si stanno avvicinando alla città dalla zona di Baashiqa, immediata periferia est della città. Nel frattempo le forze speciali di Baghdad avanzano su Bartella , un villaggio abitato da una consistente comunità cristiana che sorge poco più a sud, sulla strada più breve per Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno.
A sostegno dell’offensiva di terra si registrano intensi bombardamenti aerei della coalizione internazionale a guida USA. Solo stamattina, e solo sul villaggio di Tell Skuf, a nord della città, si sono contati 25 raid. Secondo il generale Gary Volesky, che comanda sul campo le forze della coalizione, sono entrati in azione anche gli elicotteri Apache.
I jihadisti trincerati a Mosul sono circa seimila: a riferire il numero, ieri, è stato il generale Talib Shaghati, un alto comandante iracheno. In netta inferiorità numerica, hanno puntato tutto sulla mobilità. Stamattina i soldati della coalizione hanno scoperto un tunnel sotterraneo lungo più di 800 metri usato dai miliziani nemici per muoversi lungo la linea di difesa. Secondo i testimoni, il corridoio è abbastanza alto e ampio da consentire il passaggio di veicoli.
Messi alle strette, i jihadisti potrebbero optare per la fuga verso la Siria: il fronte occidentale di Mosul, quello che dà sul deserto, è stato lasciato libero per scongiurare il rischio di una resistenza fino all’ultimo uomo. La circostanza preoccupa il generale Valeri Gerasimov, capo di Stato maggiore russo. “Speriamo – ha detto ieri il generale – che i nostri partner della coalizione internazionale siano consapevoli di quali siano le conseguenze di avere grandi bande dell’Isis che vagano nella regione del Medio Oriente”.
Intanto l’ONU ha stimato in 200 mila persone il numero dei civili che potrebbero essere costretti a fuggire nelle prime settimane dell’offensiva. Lo ha scritto l’ufficio per il Coordinamento degli affari umanitari (OCHA) della Segreteria generale del Palazzo di vetro. Ma secondo i dati raccolti nei primi tre giorni di operazioni sul campo, continua la nota, non è in atto un esodo di massa. Nella peggiore delle ipotesi analizzate dagli esperti dell’ONU, quella che prevede bombardamenti a tappeto sulla città, i profughi bisognosi di un tetto sarebbero circa 700 mila. Per ora sono stati allestiti alloggi d’emergenza per circa 60 mila persone, ma con i lavori già avviati nella regione si dovrebbe arrivare nelle prossime settimane a quota 250 mila.
F.M.R.
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