“Io mi vergogno del fatto di aver visto e aver lasciato commettere ciò che era ingiusto e di non aver fatto nulla contro. Mi dispiace davvero di cuore”. Tutto il pentimento di un uomo, Reinhold Hanning, l’ex SS di Auschwitz, durante il processo iniziato a suo carico nel febbraio scorso, non è bastato ad impedire la sua condanna alla pena detentiva, oltre 70 anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Hanning, l’ex guardia al campo di concentramento polacco, riconosciuto colpevole di complicità nell’uccisione di almeno 170mila persone, è stato oggi condannato a 5 anni di carcere nonostante i suoi 94 anni d’età. Probabilmente sarà l’ultima persona processata per le atrocità commesse dai nazisti.
Reinhold Hanning, il cui stato di salute non gli ha permesso di partecipare a udienze superiori alle due ore, aveva cominciato a lavorare come guardia nel più grande campo di concentramento del Terzo Reich quando aveva vent’anni. Due anni prima aveva aderito al Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi (NSDAP) e era entrato a far parte delle Waffen SS, forza armata della Germania nazista nata nel marzo 1933 come braccio militare delle SS: aveva combattuto nei Balcani e sul fronte russo. All’inizio del 1942 venne trasferito ad Auschwitz come membro del gruppo delle SS-Totenkopf-Standarten, reparto delle SS costituito nel novembre del 1939 con i soldati provenienti dalle varie campagne militari e che forniva il personale per la sorveglianza dei campi di concentramento e di sterminio. Vi rimase fino al giugno del 1944.
Hanning non è il primo ultranovantenne, ex SS, ad essere condannato al carcere. Per decenni le indagini e il perseguimento dei crimini nazisti si sono concentrati sui funzionari di alto livello e sui generali: a causa della mancanza di prove, ma anche a causa del gran numero di responsabili di basso livello coinvolti, i pubblici ministeri raramente hanno indagato i crimini commessi dalle guardie dei campi. La situazione è però cambiata nel 2011 con la condanna a cinque anni di reclusione di John Demjanjuk per “concorso in omicidio” di quasi 30 mila persone.
Prima del 2011 nel sistema giuridico tedesco per arrivare all’effettiva condanna degli ex nazisti doveva essere provata la responsabilità individuale dell’imputato: dopo il 2011 è diventata sufficiente la “partecipazione” in varie forme allo sterminio sistematico. Nel 2015, per esempio, Oskar Gröning, un ex nazista di 94 anni soprannominato “il contabile di Auschwitz”, è stato giudicato colpevole e condannato a quattro anni di carcere dal tribunale di Lüneburg davanti al quale era sotto processo per essersi reso «complice di almeno 300 mila crimini» commessi ad Auschwitz nel 1944. Anche in quest’ultimo caso, la procura non ha accusato Reinhold Hanning di qualche specifico atto criminale, ma di aver avuto una parte nella cosiddetta “soluzione finale”.
Nei prossimi mesi, sempre in Germania, comincerà il processo di altri due uomini e di una donna accusati di essere stati delle guardie naziste nei campi di concentramento. Hilde Michnia, 93 anni, si sospetta che abbia fatto parte delle SS come guardia nei campi di Bergen-Belsen e Gross-Rosen: avrebbe avuto un ruolo in una “marcia della morte” in cui morirono oltre 1.400 donne. Altri due uomini che facevano parte delle SSa Auschwitz dovranno affrontare un processo per le stesse accuse che sono state rivolte a Hanning.
A.B.
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