Si affievoliscono le speranze per la sopravvivenza di Radio Radicale: gli emendamenti al dl Crescita che prevedevano la proroga della convenzione, a partire da quello della Lega, sono stati infatti dichiarati inammissibili. Assieme a quello sull’emittente, sono stati altri 540 gli emendamenti bocciati durante l’esame. Il voto è previsto a partire dal 28 maggio. Dopo che il M5s ha impedito l’unanimità per la proroga, è scoppiata la bagarre alla Camera.Tutte le proposte di proroga alla convenzione di Radio Radicale sono state dichiarate inammissibili.
I gruppi parlamentari ha avuto tempo fino alle 14.15 di oggi, 21 maggio, per presentare ricorso. E’ l’ultima possibilità per vedere i propri emendamenti al decreto crescita inseriti tra i 500 ammessi dalle commissioni di Bilancio e Finanza della Camera e in votazione dal 28 maggio. Sia la Lega che il Partito Democratico hanno annunciato il proprio ricorso. Si aggiunge così un nuovo capitolo alla controversa vicenda che potrebbe portare alla chiusura di Radio Radicale.
Tutto è iniziato il 3 dicembre 2018 quando sia il presidente della Commissione Bilancio, il leghista Claudio Borghi, che Vito Crimi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, avevano annunciato di voler riproporre al Senato, in sede di approvazione della legge di Bilancio, l’emendamento del deputato del Movimento 5 Stelle Adriano Varrica. Tale emendamento prevedeva infatti l’abrogazione della legge 230 del 1990 di cui Radio Radicale è attualmente l’unica beneficiaria, con un finanziamento pari a 4 milioni di euro l’anno.
Non è l’unica forma di contributo pubblico che la Radio riceve, essendo destinataria, da 11 anni a questa parte, anche di un contributo annuale del ministero dello Sviluppo Economico di 10 milioni di euro, per la trasmissione delle sedute parlamentari. Nel preventivo della legge di bilancio in approvazione a dicembre scorso, l’ipotesi era di decurtare del 50% tale contributo. Fu grazie ad un emendamento, presentato dal deputato di Forza Italia Renato Brunetta, che la convenzione è stata prorogata fino al prossimo 30 giugno. La Radio ha ricevuto dunque 5 milioni di euro per i primi sei mesi di servizio del 2019. Brunetta si era inoltre impegnato a far rinnovare, nei primi mesi del 2019, la convenzione così com’era in precedenza, quindi senza riduzioni.
E’ da notare che Radio Radicale, sin dai suoi esordi nel 1975, si è contraddistinta per la trasmissione integrale di eventi di attualità politica, senza tagli, selezioni o mediazioni giornalistiche. Lo slogan della radio è sempre stato: “conoscere per deliberare”. Da aggiungere poi che la Radio non ha altri introiti, oltre ai fondi pubblici, trasmettendo i suoi programmi e le dirette dal Parlamento senza alcuna interruzione pubblicitaria.
Molte le voci che si sono levate in questi mesi a sostegno della libertà di informazione e di Radio Radicale, tra di esse quella di Roberto Giachetti. Il deputato del Pd, in sciopero della fame e della sete da più di 86 ore per protestare contro il mancato rinnovo della convenzione con il Mise, è da ieri ricoverato in ospedale.
Solo in serata si saprà l’esito dei ricorsi nelle commissioni Bilancio e Finanza delle Camera e se la vicenda di Radio Radicale sia giunta al suo ultimo capitolo.
E.R.
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