Dopo il secondo, brutale, omocidio di un reporter statunitense il presidente Usa, Barack Obama, è chiamato a prendere una decisione che dovrà essere, per forza di cose, netta: proseguire, anzi intensificare gli attacchi in territorio iracheno magari estendedoli in Siria, oppure scegliere una linea più prudente e conservativa che non contempli nulla più di bombardamenti sulla linea di confine tra Iraq e Siria per tagliare i rifornimenti all’Isis.
Steven Sotloff, il secondo reporter Usa decapitato
Una scelta affatto semplice quella che attende l’uomo più potente del Pianeta. Anche perchè sul punto i collaboratori di Obama sono piuttosto divisi: il dipartimento di Stato, parte dell’intelligence e del Pentagono premono per la prima soluzione, mentre i consiglieri della sicurezza nazionale, qualche generale e alcuni 007 propendono per la linea più “soft”. Sarà il presidente, in ogni caso, a dover mettere l’ultima parola.
Certo, potrà aver suscitato clamore e qualche non del tutto ingiustificata critica, la recente affermazione presidenziale secondo cui: “We don’t have a strategy yet“, ossia “Al momento non abbiamo una strategia“, ma in questo l’inquilino della Casa Bianca è stato di un’onestà intellettuale disarmante. La decisione non è stata ancora presa, anche perchè la via fin qui perseguita, cioè quella più morbida che prevede il coinvolgimento diretto degli alleati mediorientali, sta mostrando, ora dopo ora, tutti i propri limiti: i droni americani sono stati forniti alla Brigata Badr degli Hezbollah iracheni, alla Lega dei Giusti e alla Brigata del Giorno Promesso, ma si tratta di tutte formazioni molto vicine a Teheran che si sa quali “simpatie” abbia per gli Usa. Tacendo delle ambiguità di un altro alleato della guerra all’Isis, l’Arabia Saudita. In sostanza, gruppi militari di cui gli stessi americani si fidano pochissimo.
Per contro, Damasco ha già dato la disponibilità del proprio spazio aereo per consentire l’estensione delle operazioni dell’aviazione statunitense al territorio siriano. Potrebbe essere il preludio al passaggio all’opzione più dura, quella che non solo i repubblicani auspicano.
Quale che sia la soluzione, una cosa è certa: rinviare oltre non è più possibile. Ed è lì a ricordarlo anche il cittadino britannico David Cawthorne Haines, ostaggio dei ribelli sunniti. Durante l’esecuzione di Sotloff, indossava già la tunica arancione.
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