I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri ed ora, anche sempre più giovani. Secondo ‘Oxfam’, la ricchezza di pochi, l’1% della popolazione mondiale ha superato quella del restante 99%. E l’Italia è uno dei Paesi a rischio indigenza.
Questo il quadro che emerge nella giornata mondiale indetta dall’Onu contro la miseria. E nella lista degli obiettivi della Nazioni Unite non c’è solo quello di “sensibilizzare” ma l’impegno concreto a mettere fine alla povertà estrema entro il 2030.
Ma cosa significa povertà estrema o, come molte volte è stata definita, povertà assoluta? Sempre secondo l’Onu, in questa categoria vanno inseriti tutti coloro che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno. Ebbene, nell’anno 2016, le persone che vivono (o forse è meglio dire sopravvivono) con quella cifra sono ben 900 milioni. Novecento milioni sui circa sette miliardi che abitano complessivamente il pianeta.
“Uniamo le nostre forze, morali ed economiche, per lottare insieme contro la povertà che degrada, offende e uccide tanti fratelli e sorelle, attuando politiche serie per le famiglie e per il lavoro” ha detto Papa Francesco all’Angelus in Piazza San Pietro.
Quest’anno il tema della Giornata è quello relativo ai “Diritti Umani e Dignità dei Popoli che vivono nella povertà” richiamando la Dichiarazione Universali dei Diritti Umani del 1948, nel momento in cui, finita la Guerra, nessuno aveva più voglia di combattere per contendersi le macerie di un’Europa fatta a pezzi e tutta da ricostruire. O forse, si era arrivati al punto in cui la tecnologia aveva cominciato a fare paura anche a quegli uomini che si erano illusi di controllarla e l’avevano usata per radere al suolo intere città.
E chi può dire che il mondo non stia combattendo una guerra contro la miseria e non la stia perdendo, con più di 4,5 milioni di persone (più della metà della popolazione mondiale), registra Eurostat, si trovano in povertà assoluta, e più di 8 milioni in povertà relativa? Senza contare che molti di loro sono costretti all’indigenza dalle guerre civili, dai conflitti internazionali che li portano a spingersi fuori dal loro Paese in cerca di condizioni migliori anche e troppo spesso a rischio della vita.
Secondo l’Istat, solo in Italia, la percentuale delle famiglie residenti che vivono con meno di “1,25 dollari al giorno” (1.136 euro) è dello 6,1% nel 2015 e l’anno prima era del 5,7%. Dai dati del Rapporto 2016 della Caritas su povertà ed esclusione sociale emerge poi che la maggior parte di questi “poveri” è in realtà giovane o molto giovane: a chiedere aiuto ai Centri di Ascolto della Caritas per la prima volta, nel 2015, al Sud la percentuale degli italiani ha superato di gran lunga quella degli immigrati anche se a livello nazionale, il peso degli stranieri continua ad essere maggioritario (57,2%).
Vi sono ovviamente i profughi e i richiedenti asilo (7770), in prevalenza uomini e di età compresa tra 18 e i 34 anni che si sono rivolti alla Caritas soprattutto da Stati africani e dell’Asia centro-meridionale. La non conoscenza della lingua italiana si accompagna drammaticamente a un basso grado di scolarizzazione, con una percentuale di analfabeti del 26% circa. Ma ciò che più li caratterizza è, ovviamente, la mancanza di una casa, di un disagio abitativo.
Per quanto riguarda le motivazioni che spingono gli italiani a rivolgersi ai Centri di ascolto Caritas del nostro terriorio, spiccano i casi di povertà economica (76,9%) e di disagio occupazionale (57,2%), ma non sono trascurabili anche i problemi abitativi (25,0%) e familiari (13,0%).
In una giornata che ricorda i diritti umani, non si può evitare di parlare dei diritti dei bambini, “i più indifesi del pianeta” in Italia come nel mondo, precisa Valerio Neri, direttore di Save the Children nel nostro Paese.
Nell’arco di una generazione il mondo ha raggiunto traguardi importanti nella lotta alla mortalità infantile e nell’accesso all’istruzione: dal 1990 il numero di bambini sotto i 5 anni che muoiono per cause prevenibili e curabili è dimezzato e dal 2000 il numero di bambini che non vanno a scuola è sceso del 42%. Ma sono ancora milioni i bambini in Italia e nel mondo che rimangono esclusi da questi progressi. Sono i bambini più indifesi del pianeta, quelli a cui l’infanzia è stata negata perché sono nati nel posto sbagliato o nel momento sbagliato. Sono bambini senza un domani” spiega Neri.
Sono sei i milioni di bambini sotto i 5 anni che muoiono per malattie facilmente prevenibili e curabili e 60 milioni i minori tra 6-11 anni che non vanno a scuola, 58 milioni solo nei Paesi più poveri. E questi numeri, benchè varino da Paese a Paese, sono prova che nessuna Nazione è al sicuro, compresa l’Italia, dove oltre 1 milione di bambini vive in povertà assoluta dove un bambino su 10 non può permettersi abiti nuovi mentre 1 su 20 non riceve un pasto proteico al giorno.
“La nuova campagna globale prosegue il lavoro iniziato con EveryOne ma lo amplia ed estende, per garantire che ogni bambino, in Italia e nel mondo, possa avere cure adeguate, cibo nutriente e opportunità educative” conclude Neri.
“La povertà – ha detto ieri il segretario generale dell’Onu Ban Kimoon – depreda i poveri della loro dignità umana. I nostri sforzi per sradicarla devono indirizzarsi maggiormanete sul rispetto per i diritti umani e la dignità di tutti”, ha concluso il segretario.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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