Un proverbio popolare dice che “l’ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza“. La saggezza delle persone comuni ma di buon senso si basa sul fatto che quando si accoglie nella propria casa una persona è buona regola dedicarle tutte le attenzioni possibili per farla sentire a proprio agio. Da parte sua questa persona non deve assolutamente abusare della cortesia di chi la accoglie mettendole a disposizione e condividendo con lei le proprie cose.
Ci sono però delle volte un cui all’interno di questa temporanea convivenza si creano tensioni: questo, soprattutto, quando gli invitati invadono spazi che sono dei padroni di casa o, comunque, superano determinati confinimetaforici e di spazio reale.
Di qui il proverbio che paragona l’ospite al pesce stantio, quello che sta lì da troppo tempo (tre giorni sono sufficienti perché il suo odore diventi molto pungente): “L’ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza!”
Quale atteggiamento assumere, allora, quando l’aria diventa sempre più irrespirabile?
Niente paura, perché la legge è dalla parte dell’ospitante: chi non vuole andarsene con le buone, commette reato. A ricordarlo è la quinta sezione penale della Cassazione, sottolinea lo Studio Cataldi, in una sentenza recente con cui ha condannato per violazione di domicilio (art. 614 C.P. prevede sanzione con reclusione da sei mesi a tre anni per chiunque “si introduce o si trattiene nell’abitazione altrui (….), contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo, ovvero vi si introduce clandestinamente o con l’inganno”) un uomo che, invitato a uscire dalla ex moglie dalla sua casa, proprio non voleva sentirne. A farlo entrare era stata la donna, ma poi c’era stata una lite e, posto di fronte alla richiesta di lasciarla sola, ha pensato male di trattenersi, manifestando anche davanti ai carabinieri il suo diritto a restare in quanto ex consorte. Gli Ermellini non hanno avuto dubbi nel dargli torto.
D’altronde, se l’ospite è sacro, la serenità personale e familiare di chi lo accoglie lo è tanto quanto se non un tantino di più.
A.B.
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