Era ciò che più si temeva, avendo messo in sicurezza il voto degli aventi diritto ad eleggere il presidente del X Municipio di Roma, con il presidio di militari e Digos nei seggi aperti per tutta la domenica fino alle 23. Un lung’orario, in solito, che non è servito a favorire l’affluenza alle urne, molto bassa quindici giorni fa quando anche l’inclemenza del tempo aveva dato una mano alla percentuale dei disaffezionati.
Al ballottaggio si è presentato sono il 33,6 per cento, 3 punti in meno rispetto alla volta scorsa, e ha vinto Giuliana di Pillo su Monica Picca: 60 a 40. Al primo turno la candidata grillina aveva ottenuto il 30.21% dei consensi contro il 26.88% dell’avversaria. Ne consegue che le sono stati utili i voti della sinistra italiana e non solo: l’esponente dei Fratelli d’Italia accusa: «A voi i voti degli Spada e di Casapound».
Il X Municipio romano, quello commissariato per 2 anni e mezzo per mafia, ha di nuovo il suo mini-sindaco. È soprattutto Virginia Raggi, la sindaca della Capitale, a tirare un sospiro di sollievo, perché in qualche modo supera il primo test elettorale a un anno e mezzo dalla scalata del Campidoglio. Certo, il M5S crolla di 17 punti, rispetto al ballottaggio dei 2016, ma Raggi cinguetta soddisfazione: «I romani sono con noi e per il cambiamento», il messaggio su Twitter.
Vincono i Cinquestelle, dunque, ma stravince l’astensionismo. Come scrive Stefano Folli su Il Sole 24 Ore “Nel deserto di Ostia si è consumata ieri una pagina malinconica della democrazia decadente. […] Ha vinto, come si dice in questi casi, l’astensione. Ma non è la solita curva al ribasso per cui, elezione dopo elezione, si perdono alcuni punti percentuali. Il caso di Ostia coincide con un autentico collasso della partecipazione”.
Certo, Ostia e il Decimo nell’insieme, con i suoi 231 mila abitanti certificati, rappresenta solo un segmento della grande città. Ciò non toglie che la fotografia di quello che l’Italia potrebbe drammaticamente diventare a breve, non dovrebbe essere tanto dissimile: malessere, degrado, povertà crescono in misura inversamente proporzionale alla credibilità smarrita della politica. E crescono anche stanchezza e disillusione, i due fattori che hanno tenuto lontano dalle urne il 67 per cento degli elettori.
In una situazione del genere rimane poco credibile anche chi, oggi, dovesse festeggiare per una vittoria che ricalca quella di Pirro.
A.B.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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