Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan
È una difesa convinta, quella del ministro Padoan alla legge di stabilità. Anzi. Le critiche mosse sono “selettive” e “distorte” in quanto non terrebbero conto del disegno complessivo del provvedimento proposto dal Governo Renzi.
Riferendo ai parlamentari di Camera e Senato, infatti, il numero uno di via XX Settembre ha ribadito che ‘l’Italia col segno più’ vuole dare “respiro alle famiglie e alle imprese per favorire la crescita”. E visto che non esiste crescita se le persone perdono il lavoro, il ministro ricorda le strategie messe in piedi dal Governo proprio allo scopo di produrre “risultati tangibili” come “crescita del Pil e occupazione”. L’obiettivo resta, quindi, quello di far sì che il numero degli occupati arrivi a “livelli soddisfacenti” e, soprattutto, quello di fare in modo che “un lavoratore non più giovane” non debba temere “di perdere irrimediabilmente il lavoro”, mentre un giovane possa “nutrire fiducia nella possibilità di trovare un’occupazione in tempi ragionevolmente brevi”. Solo così, “il governo potrà dire di aver vinto”, ha aggiunto Padoan.
Proprio allo scopo di trascinare il Paese fuori da “una crisi così grave e prolungata, rilanciando la crescita” il governo “è intervenuto con un ampio programma di riforme strutturali. Parallelamente l’esigenza di sostenere la ripresa nascente si è accompagnata a quella di proseguire nel percorso di consolidamento delle finanze pubbliche, caratterizzate dall’elevato peso del debito”.
Quindi nessuna intenzione di procedere “a singhiozzo”: gli interventi strutturali “stanno modificando alla radice la capacità competitiva del Paese, imprimendo un’accelerazione a un processo di modernizzazione lungamente atteso e non più rinviabile”. A questo vanno ad aggiungersi il processo di spending review, che dovrebbe produrre risparmi per 7,3 miliardi nel 2016; il dimezzamento entro il 2018 delle le clausole di salvaguardia al fine di evitare “il rischio di aumenti di tasse”; l’avvio entro l’anno dei 15 patti per il mezzogiorno, capaci di rafforzare i “punti di forza e vitalità” di quel versante del Paese. Anche gli interventi sul catasto non sono stati accantonati, spiega il ministro ma “resta nell’agenda del governo”.
Ridimensionata anche la polemica sull’innalzamento del tetto delle transazioni in contante da 999 a 3mila euro, “fuorviante” se vista da sola, più pragmatica se invece connessa all’ancora poca diffusione dei pagamenti elettronici in Italia, che è “ancora indietro rispetto agli altri Paesi”. Da qui la sottolineatura della riforma dell’amministrazione fiscale che “ha reso più chiara, semplice e non equivocabile la normativa, così da prevenire comportamenti abusivi. L’amministrazione fiscale svolge un ruolo nuovo, proponendo in caso di dati anomali un confronto
con il contribuente prima di procedere ad atti sanzionatori”.
Importante anche l’accento posto sul debito in relazione alla crescita che “consente di imprimere un’inversione alla traiettoria: dopo otto anni di aumento ininterrotto il rapporto tra debito pubblico e Pil scenderà dal 2016 ed è previsto in continuo calo negli anni successivi”.
“Sin dal 2014 – ha puntualizzato – il governo ha impostato una politica economica di respiro pluriennale e su più dimensioni volta ad affrontare i ritardi strutturali accumulati dal sistema economico italiano nell’arco di almeno due decenni”.
Secondo Padoan il debito “beneficerà” delle prossime privatizzazioni che, anzi, solo con l’Ipo di Poste ha permesso di superare il tetto fissato per l’anno in corso.
“L’economia italiana – ha spiegato ancora – si trova in una fase ancora iniziale della ripresa economica. Sebbene il tasso di disoccupazione abbia iniziato a ridursi negli ultimi mesi, la volontà del governo è accelerarne la contrazione”. In questo senso, le stime a rialzo delle previsioni sono motivate, sia “dall’andamento dell’economia nella prima metà dell’anno, lievemente più favorevole del previsto, un’intonazione della politica di bilancio più favorevole alla crescita”.
Derubricato a “ennesimo caso di considerazione puntuale delle misure in cui si perde di vista il quadro generale” i commenti di scarsa flessibilità per i sindaci. Si tratta di un “giudizio che non condivido che, anzi, mette i Comuni in condizione di essere più efficienti”.
“Secondo me – ha risposto in audizione – la novità più importante dal punto di vista della finanza locale che si sta introducendo è l’eliminazione del Patto Stabilità interno e la sua sostituzione con i principi di bilancio che lascia ai Comuni maggiore flessibilità nel decidere come utilizzare questo spazio senza essere vincolati dalla conseguenza del comportamento di altri enti locali come avviene fino adesso”.
È abbastanza chiaro come l’aggressione ai problemi economici del Paese sia stata fatta a trecentosessanta gradi. Da qui l’invito di Padoan a dare un “giudizio negativo o positivo di questa legge di stabilità” ma non prendendo in esame “singole misure in modo isolato” che danno una visione incompleta del piano.
Le critiche, però, sono arrivate a pioggia e, per la verità, in maniera circostanziata a determinati e ben specifici interventi. Secondo Serena Sorrentino, segretaria della Cgil, “dire che i 300 milioni stanziati in manovra per statali e forze dell’ordine sono sufficienti e dare poi l’indicazione agli altri comparti di trovare risorse nei propri capitoli di bilancio, significa non avere rispetto per quei lavoratori che hanno il contratto bloccato da 6 anni e non dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale”.
Secondo il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, “l’indebolimento del sistema sanzionatorio introdotto con la Legge Delega, il mancato potenziamento della capacità di controllo e accertamento delle agenzie fiscali, le recenti proposte di elevare a 3.000 euro dell’uso del contante, di abolire l’obbligo della tracciabilità dei pagamenti degli affitti e del trasporto merci sono tutti provvedimenti che rappresentano un’inversione di rotta nella lotta all’evasione”.
Secondo il presidente dei Popolari per l’Italia, Mario Mauro, invece da Padoan “ci sono solo tante contraddizioni. Sostiene infatti che il debito italiano sia gestibile perché, tra le altre ragioni, si stanno facendo le riforme strutturali. In realtà però nelle misure relative al rapporto tra Stato e Regioni” il governo “si rifugia per l’ennesima volta nella strategia dei tagli lineari. Risultato: più tasse in arrivo per i cittadini a livello locale”.
Dichiarano battaglia anche i capigruppo di centrodestra di Forza Italia, Lega Nord e Fdi che annunciano “un coordinamento parlamentare che avrà come primo obiettivo il contrasto deciso e senza alcuno sconto alla legge di stabilità di Renzi e Padoan”.
L’auspicio anzi è che “il coordinamento parlamentare del centrodestra – si legge in una nota – si allarghi anche ad altre tematiche e provvedimenti che approderanno nelle prossime settimane a Montecitorio e a Palazzo Madama” e sintetizzare “il più possibile, le strategie parlamentari e contrastare senza se e senza ma, il governo guidato da Matteo Renzi”.
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