“Signore perché mi chiedi questo?”. “E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se tu me lo chiedi sulla tua parola getterò le reti, sicuro che tu mi guiderai anche con tutte le mie debolezze”. Fu l’incipit del pontificato di Benedetto XVI, il pensiero dell’allora cardinale Joseph Ratzinger quando il 18 aprile 2005 gli fu affidata la guida della Chiesa cattolica. Lo ha raccontato questa mattina nell’ultima udienza generale alla moltitudine, oltre 150 mila persone, che dalle prime ore del mattino ha gremito piazza San Pietro per carpire le sue ultime parole pubbliche.
“E il Signore – ha spiegato il Santo Padre, rassicurando i fedeli – mi ha veramente guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza”.
Poi, però, la salute è venuta meno. Di qui la decisione “grave”, annunciata il giorno prima delle Ceneri. E ribadita in Piazza, davanti alle migliaia di fedeli: “In questi ultimi mesi – ha detto testualmente – ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa”. Poi il compimento del passo “nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’ animo”. Perché per Joseph Ratzinger “amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi”. Ma, prima ancora, la consapevolezza di essere impegnato “sempre e per sempre”.
Quindi, oggi “non abbandono la Croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’ officio per il governo, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro”. “Non c’ è più un ritornare nel privato”, precisa, ma continuerò – ha promesso Joseph Ratzinger che da domani sarà il ‘ Papa emerito’ – ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che voglio vivere sempre”.
Le ultime parole rivolte ai fedeli sono di invito alla preghiera: “Pregate per il mio successore”.
Poche ore ancora e il Pontificato di Benedetto XVI chiuderà il suo corso. L’anello del pescatore verrà frantumato e la memoria dell’evento lascerà carico di commozione il cuore di chi ha amato Joseph Ratzinger e non solo. Provocherà riflessioni anche in chi ha imparato a conoscerlo nei suoi ultimi giorni di pastore della Chiesa universale, in chi, benché lontano dalle sue parole per diversa sensibilità, non ha potuto che apprezzare il coraggio profetico di un vecchio Papa che ha trasformato il tempo di una rinuncia, dolorosa e sofferta, in un potente grido di futuro, carico di responsabilità e impegno per tutta la Chiesa. Grido potente di speranza, impastato di verità evangelica.
Ricorderemo le sue parole vestite di sobrietà, capaci di trapassare il luogo dell’apparenza e comunicare una forza inaudita anche quando, come da Lui stesso ammesso, comincia a mancare il vigore fisico.
Gesti e parole di consegna passati con la certezza che faranno il loro corso non solo nella Chiesa ma anche nella nostra storia individuale.
A.B.
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