Nel vasto cosmo della piccola e media editoria nascono i futuri best seller, almeno sette su dieci provengono da questo mondo. Secondo i dati che emergono da uno studio dell‘Associazione Italiana Editori (AIE) che ogni anno promuove la Fiera Più Libri Più Liberi, la maggior parte dei romanzieri italiani contemporanei di successo ha pubblicato il suo primo libro con un piccolo editore. Ma come nasce e come si sviluppa un libro in una piccola casa editrice? Lo racconta Gino Pitaro, autore di due romanzi di successo con una casa editrice romana, Ensemble, che punta a promuovere giovani esordienti e autori di valore internazionale.
Attraverso il prezioso lavoro di ricerca dei piccoli editori emergono importanti tendenze culturali di un’epoca segnata da radicali e rapide trasformazioni. Qual è stato il tuo approccio come scrittore al mondo della piccola editoria?
La mia esperienza con la piccola editoria è stata sempre molto positiva. Personalmente sono contro l’editoria a pagamento, si tratta di un vero e proprio business. Non ho mai speso nulla di tasca mia per pubblicare i miei romanzi, ma ho sempre partecipato e collaborato attivamente alla promozione tanto delle mie opere quanto del lavoro delle case editrici con cui ho pubblicato. Serbo un ricordo molto bello e ruspante dell’impegno profuso con il mio primo editore, Arduino Sacco, per la diffusione del mio primo romanzo. Oggi, collaborando con l’Ensemble, mi rendo conto ancora di più che un libro per funzionare deve essere sentito come un prodotto di tutti. Dall’autore, all’editore, all’ufficio stampa, ciascuno con la propria professionalità e competenza, deve sentire il libro come qualcosa di suo.
Mentre si parla di fusioni tra grandi editori, come Mondadori che assorbe il gruppo Rizzoli, come può la piccola e media editoria sopravvivere e cosa propone di diverso per un mercato così difficilmente accessibile?
La piccola editoria è un settore dinamico e vitale ed è il solo che possa garantire una sana e prolifica biblio-diversità. I piccoli editori infatti non solo spesso scoprono, prima dei grandi, prodotti letterari di qualità, ma intercettano e offrono proposte editoriali anche al livello internazionale. Per questo servirebbero leggi ad hoc e quote di vantaggio per promuovere un lavoro di grande importanza per la crescita culturale del paese.
Come autore cosa determina secondo te il successo di un libro?
Il mestiere dello scrittore è fatto di strane alchimie. Secondo me un libro è un successo quando vive tra la gente. Ma è vero che conta molto il lavoro che c’è dietro da parte della casa editrice che decide di pubblicare un’opera. Considero il mio precedente romanzo, “Babelfish. I racconti dell’acquario”, un successo. Il libro ha avuto parecchie ristampe, ha vinto più di 6 premi letterari ed ora la Ensemble ne sta curando un’edizione in spagnolo. In questi giorni sono qui in Fiera per promuovere il mio ultimo lavoro, “Benzine”, perché trovo che anche questa sia un’ottima occasione per creare un legame diretto con i lettori e interessare il pubblico alla lettura. “Benzine ” infatti è un romanzo calato molto nella realtà odierna, descrive gli aspetti più grotteschi e surreali della vita della periferia romana, che è un po’ il melting pot della città. Si tratta di un romanzo goliardico che si tinge di mistero nel momento in cui il gruppo di amici protagonisti della storia si trova a vivere improvvisamente un giallo.
V. A. B.
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