Fatta eccezione per lo scatenato Beppe Grillo, il grintoso Maroni, il rinato Storace e per quei pochi spaesati esponenti di Rivoluzione civile molto attenti a non rovinare comunque il risultato elettorale del professore in chiave anti Berlusconi, pochi, pochissimi hanno mai chiesto esplicitamente a Monti di dire ciò che molti italiani sono curiosi di sapere.
E qui vengono spontanee una serie di domande: ma signor presidente lei è, o no, uomo delle banche? E’, o no, un tecnocrate ottimamente agganciato all’Europa che conta e che la considera unico vero garante nei confronti di Bce e di tutti gli organismi, europei e internazionali, a cominciare da FMI e Banca mondiale? E’ o no il depositario politico di quelle garanzie normative e di bilancio che l’Italia ha dovuto, con lacrime e sangue firmare per arginare quella stratosferica bolla speculativa di finanza criminale che dal 2007 con il fallimento della Salomon Brothers negli Usa e l’implosione di titoli tossici subprime e derivati sul debito massacra economie Stati sovrani costretti ad assorbire con beni e ricchezze reali un oceano di carta straccia importata da oltre Atlantico. per centinaia e centinaia di miliardi di euro? E’ lei l’uomo che continua a proteggere un sistema bancario come quello italiano tra i più ingessati e meno trasparenti d’Europa? E’ o no amico e consulente di quelle società come Goldman Sachs che fanno valutazioni non certo disinteressate sullo stato di salute di economie e nazioni assicurando gloria e declino di spread spietati che all’Italia sono costati interessi colossali e continuano a produrre miseria difficoltà, rinunce e disoccupazione? E’, o no, lei il presidente del consiglio che per quindici mesi, dal varo del decreto Salvitalia non si è mai accorto di nulla per quanto riguarda i guasti della banca senese controllata da uomini del Pd? E’ lei o no, complice Bersani, l’uomo che con voto di fiducia ha evitato quel dibattito parlamentare che avrebbe potuto fare luce sull’operato di un sistema che ha messo in ginocchio famiglie imprenditori e giovani storicamente ai vertici della disoccupazione Ue? Lei è talmente compenetrato in questo ruolo che oggi prova a prendere le distanze da questo mondo ed improvvisamente smentendo fatti e circostanze noti a tutti si dichiara non più amico delle banche e tantomeno dei salotti buoni che meglio sarebbe definire i poteri forti di Italia in cerca di legittimazione politica. E chiude auspicando che i partiti restino fuori dalle banche. E subito è arrivata la risposta. Da uno che di banche se ne intende, almeno per eredità territoriale, Pierluigi Bersani, che le ha risposto con sottile ma chiaro sarcasmo: “ Forse è meglio che i banchieri restino fuori della politica”.
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