Cresce la povertà proprio per i più fragili e indifesi. Per 6 su 10 niente web, sport e cultura. E insieme a disagi e privazioni cresce per loro anche la probabilità di dover ripetere l’anno, causa difficoltà a raggiungere competenze minime in lettura e, soprattutto, un maggiore rischio di dispersione scolastica. E’ la fotografia pubblicata su l’Atlante dell’infanzia a rischio “Lettera alla scuola”, presentato oggi a Roma e pubblicato da Treccani.
I ragazzi che vivono in contesti svantaggiati rischiano l’insuccesso tra i banchi più dei loro coetanei cresciuti in contesti agiati. A fronte di un aumento della povertà minorile nel nostro Paese, la scuola non sempre riesce a colmare il gap socio-economico tra studenti e offrire a tutti pari opportunità. Save the Children lancia l’allarme: “Il diritto a un’eguale istruzione – ha puntualizzato il direttore generale di Save the Children, Valerio Neri – va riconosciuto a tutti i bambini. Noi siamo dei partigiani, siamo per i bambini, per la loro difficoltà che non viene vista, per far vedere che le cose che non vanno si possono cambiare”. POVERO 1 BAMBINO SU 8, +14% IN UN ANNO – Nel 2016, ricorda Save the Children, 1.292.000 bambini, il 12,5%, vivono in condizioni di povertà assoluta. In un mese le loro famiglie d’appartenenza possono spendere in media solo 40 euro in cultura e 7,60 euro in istruzione. 6 SU 10 FUORI DA ATTIVITÀ CULTURALI – Il 59,9% di chi ha 6-17 anni, ricorda l’Atlante, non riesce a svolgere in un anno quattro attività culturali tra lettura di almeno un libro, sport continuativo, concerti, spettacoli teatrali, visite a siti archeologici e musei, accesso a internet. Le percentuali aumentano tra i bambini in famiglie con difficoltà economica: un ragazzo su 3, ad esempio, non ha mai avuto accesso a internet in un anno, contro il 25% di chi è più ricco. Secondo un’indagine di Save the Children e Ipsos, il 47% degli 11-17enni italiani è connesso h24 e a il primo smartphone arriva a 11 anni e mezzo. CON DISAGIO AUMENTA RISCHIO INSUCCESSO SCOLASTICO – Nelle scuole con un indice socio-economico e culturale basso, il tasso di ripetenze è 6 volte maggiore rispetto a istituti con un indice alto: a essere bocciato è più di 1 quindicenne su 4 (27,4%) contro il 4,4%. Uno scarto tra performance pari a 23 punti percentuali, superiore al dato medio Ocse, che si ferma al 14,3%. Inoltre, quasi un quindicenne su due (47%), tra chi proviene da un contesto svantaggiato, non raggiunge il livello minimo di competenza in lettura, otto volte tanto rispetto a un coetaneo cresciuto in una famiglia agiata (6%). 130 MILA STUDENTI A RISCHIO DISPERSIONE – Il rischio è “elevato” tra chi vive in condizioni di disagio. In generale, hanno più possibilità di lasciare la scuola i maschi, chi viene dal Mezzogiorno, soprattutto da Campania e Sicilia, e gli stranieri. “Non si può fare la lotta alla dispersione senza fare la lotta alle diseguaglianze nel nostro Paese – ha osservato Marco Rossi Doria che guida la cabina di regia del Miur contro la dispersione – occorre fare un tempo pieno ‘intelligente’ e lo ius soli. No infine a ‘classi ghetto’: cercherò di convincere il ministro Fedeli a emanare una circolare contro le classi ghetto entro la fine della legislatura”. Intanto Save the Children ha presentato il progetto “Fuoriclasse in Movimento” per il contrasto alla dispersione, che coinvolge una rete di 150 scuole e 20 mila minori. MA SCUOLA NON SEMPRE A MISURA DI BAMBINO – Il 41% delle scuole medie lamenta una scarsa dotazione di laboratori e ambienti di apprendimento. Inoltre solo il 17,4% degli istituti scolastici (1 scuola su 6) è dotato di almeno una palestra in ogni sede, mentre, sebbene quasi tutti abbiano una biblioteca, meno di 3 su 4 danno la possibilità di effettuare un servizio prestito. In generale, il 43% dei docenti delle scuole italiane non riceve alcun commento o apprezzamento sul proprio operato, mentre il 56% degli alunni studia con grande tensione. Infine, anche se gli alunni stranieri aumentano (sono il 9,2% del totale degli studenti), solo nel 2,2% delle scuole i maestri, prima del Piano di formazione dei docenti, hanno ricevuto una formazione specifica.
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