Diserzioni e polemiche hanno segnato l’apertura del nuovo anno giudiziario, la cui cerimonia di inaugurazione si è svolta oggi in Cassazione. “Il governo pensa di poter decidere chi deve fare il giudice ma questo non è consentito. I governi non possono decidere i giudici”. Con queste parole presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo ha motivato l’assenza del sindacato delle toghe alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
“Noi abbiamo cercato una soluzione che riportasse nell’ambito costituzionale quanto era accaduto. Era stato preso un impegno ma questo impegno non è stato rispettato. Quello che è accaduto non può essere accettato perché è un vulnus che non ha precedenti nella storia della Repubblica, nella indipendenza e autonomia della magistratura” ha insistito Davigo in conferenza stampa.
Quali siano le richieste del sindacato delle toghe lo ha chiarito il segretario generale dell’Anm, Francesco Minisci, leggendo un documento della Giunta Esecutiva: “Al governo chiediamo non leggi di corto respiro ma riforme sistematiche per ridurre i tempi di celebrazione dei processi consentendo di mantenere alta la qualità, reclutamento massiccio di personale amministrativo, accelerazione delle procedure per coprire la grave carenza di organico della magistratura, interventi per affrontare l’emergenza dei migranti, adeguate risorse per l’edilizia giudiziaria, l’informatica e la sicurezza degli uffici giudiziari” ha sottolineato Minisci.
Ma non si è registrato un clima più disteso neanche all’interno dell’Aula dove sia il primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, sia il Procuratore generale Pasquale Ciccolo hanno posto l’accento sui numerosi problemi che minano l’efficienza della macchina della Giustizia italiana.
Corruzione, tempi lunghi della giustizia ma anche fuga di notizia e autorefenzialità dei pm. Queste alcune delle “patologie” della Giustizia di Stato emerse in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario in Cassazione.
Sebbene alcune questioni come il sovraffollamento carcerario, le carenze di personale, la mole dell’arretrato e i tempi della giustizia – come afferma il ministro della Giustizia, Andrea Orlando – siano state affrontate e in parte risolte, il primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio pone l’accento sull’evidente frattura tra “gli esiti dell’attività giudiziaria e le aspettative di giustizia, a prescindere da ogni valutazione circa la complessità dei fatti, la validità delle prove, i principi di diritto applicati, le garanzie del processo, la tenuta logica della decisione”.
A riprova di tutto questo, basta prendere in esame la piaga della corruzione e la distanza, a volte quasi incolmabile, tra i numerosi episodi di ineguaglianza riportati dalle cronache e l’effettivo numero di reati di questo tipo che vengono dibattuti in Aula: “E’ fortemente avvertita nel Paese la percezione di una diffusa corruzione sia nella Pa che tra i privati – afferma – Essa non trova riscontro, tuttavia, nelle rilevazioni delle statistiche giudiziarie. Il dato statistico nazionale degli uffici di merito e di legittimità registra, infatti, un numero esiguo di giudizi penali per siffatti gravi delitti”. Dati alla mano, Canzio osserva che si tratta di “appena 273 procedimenti definiti nel 2016 in Cassazione, pari allo 0,5%”.
Canzio lancia un monito anche ai pm sulla “proposta di aprire talune, significative finestre di controllo giurisdizionale nelle indagini, piuttosto che prevedere interventi di tipo gerarchico o disciplinare”.
Metà delle prescrizioni – ha sottolineato il ministro Orlando, avviene quando le indagini sono ancora in corso: “l’incidenza della prescrizione oscilla tra l’1 e il 21% a seconda delle varie corti d’appello. La maglia nera l’hanno due distretti dove si concentra le metà dei processi che vanno in fumo.
“I numeri sono numeri. Non dicono tutto ma parlano chiaro” ha affermato il ministro. “L’indice di sovraffollamento delle carceri è calato dal 131% al 105%. Il processo civile telematico è a pieno regime e costituisce un’eccellenza del nostro Paese. A fine 2015, il contenzioso civile è sceso a quota 4 milioni e 200 mila, e dovrebbe calare ulteriormente a meno di 4 milioni, a fine 2016.
“Tutto Ciò – ha continuato Orlando – senza comprimere il diritto di difesa dei cittadini e mantenendo il nostro Paese tra quelli con il più basso costo di accesso alla giustizia nell’ambito dell’Unione”.
Occorre un vero e proprio “cambio di mentalità, afferma il ministro Orlando per potenziare la mediazione penale, l’esecuzione esterna e la messa alla prova”.
Anche Il Procuratore generale della Cassazione, Pasquale Ciccolo, lancia un allarme, questa volta sulla fuga di notizie, che definisce “un fenomeno grave perché rischia di ledere il principio costituzionale di non colpevolezza”. Ciccolo invita dunque le toghe al “riserbo, sul quale già l’anno scorso mi sono soffermato ricordando che la stessa Corte di Strasburgo ha ribadito che ai magistrati è imposta la massima discrezione anche là dove si sia trattato di sostenere pubblicamente le ragioni e la bontà dell’attività giudiziaria svolta”.
Il Ministro della Giustizia guarda anche al futuro: “Nel prossimo biennio saranno assunte, anche grazie alle procedure di mobilità, più di 4000 unità di personale; 593 hanno già preso servizio presso gli uffici giudiziari. So che si tratta di un primo passo, ma so anche che è il primo ad invertire una tendenza che pesa sul servizio da un quarto di secolo”.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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