Continuano le sorprese in questa prima settimana di torneo, funestato da cadute e ritiri eccellenti. S’infortuna e abbandona il campo Tsonga, recente semifinalista al Roland Garros, si ritira il bombardiere croato Marin Cilic (finalista al Queen’s la settimana scora), si ritira la Azarenka, n. 2 del seeding e del mondo, vittima di una caduta non recuperata dopo il primo turno e a beneficiarne è la nostra Pennetta che, viva la sincerità, ha commentato con un eloquente: “Che c..! Preferisco sempre battere la mia avversaria sul campo ma con Vika avrei perso al 70%”, cede la Sharapova alle bordate della portoghese, n. 131 Wta, Larcher De Brito, una tipa che gioca bene di rado ma, quando se ne ricorda, fa paura anche alle top players. E spiana la strada al sesto Rosewater dish della sua rivale, Serena Williams, contro cui la siberiana aveva appena incrociato la racchetta, perdendoci, nella finale del Roland Garros e con la quale aveva ingaggiato un altro duello, tutto verbale, pareggiando tutto sommato, alla vigilia della quindicina londinese (“E’ noiosa. Sa solo dire che è sempre felice”, punzecchiava Serenona, “Pensasse ai fatti suoi. Visto che ha una relazione con un uomo sposato che ha pure figli. E’ una rovina famiglie”, la pacata replica di Maria). Notizia di qualche minuto fa, è caduto anche uno degli ultimi “panda” del serve&volley, il francese Michael Llodra, ritiratosi dopo aver ceduto il primo set per 7-5 al nostro Andreas Seppi. E non si può dire che i nostri siano stati boicottati dalla Dea bendata. Cade, ma in senso metaforico, anche Roger Federer. E contro il modesto ucraino Sergiy Stakhovsky, n. 116 Atp, in quattro set molto tirati per 6-7 (5) 7-6 (5) 7-5 7-6 (5). Un tonfo inatteso, almeno a questo livello del torneo. Per la prima volta dopo 36 tornei dello Slam in cui il sette volte Re dell’erba aveva raggiunto almeno i quarti di finale, Roger deve salutare la compagnia anzitempo. Non gli accadeva dalla sconfitta con l’allora ritrovato Guga Kuerten al Roland Garros 2004. Numeri che, comunque, resteranno scolpiti nei libri dei record tennistici per chissà quanto tempo ancora. Ma non è questo il punto. Ciò che rileva è che, se nel caso di Nadal permane tuttora il dubbio se si sia trattato di una giornata storta o di un ginocchio dolorante ( e lo zio Toni ha voluto precisare che il suo pupillo sta bene e tornerà a giocare un torneo su terra in Europa prima della parentesi sul cemento Usa), nel caso dell’elvetico la sconfitta somiglia sinistramente a una sentenza come lo fu per un altro tiranno dei prati, Pete Sampras, quando capitolò, nel 2002, contro il carneade elvetico Bastl. Si sapeva che la schiena tormentava il campione di Basilea, ma era anche vero che al torneo di Halle appena vinto, i problemi fisici sembravano risolti e c’era solo da recuperare l’abitudine a vincere grandi partite. L’impressione, però, è che ormai, dopo tanti al lupo lupo gridati improvvidamente da molti critici poco avveduti negli ultimi due anni, il crepuscolo sia arrivato anche per “The Greatest”. L’8 agosto compirà 32 anni e, se non riesce più a sfruttare a dovere neanche le occasioni ( leggasi, un tabellone che, orfano di Nadal, sembrava un’autostrada sicura verso le semifinali) più propizie sulla sua superficie prediletta, quella dove fatica meno, gli scambi si chiudono prima e dove il suo servizio rende più punti che altrove, non si vede come possa tornare competitivo a livello di vittoria in uno Slam. Assaporate anche le gioie della paternità, le motivazioni offerte da un eventuale vittoria n. 8 (sarebbe stato record in solitario nel torneo inglese) non sono più sufficienti, evidentemente. Resterebbero i nei di una Davis mai giocata con grande convinzione e di un oro olimpico in singolare che dista però tre lunghi anni di attesa. Stimoli che potrebbero cedere il passo all’età, agli acciacchi e al desiderio, peraltro legittimo, di vedere cos’altro offre la vita. Quanto ai tanti ritiri nel torneo, siamo arrivati, con quello di Llodra, a quota 15. Non è un record assoluto, né per il torneo ( rimangono i 13 del 2008 ma siamo ormai prossimi) né in uno Slam (17 agli Us Open del 2011), ma è più che sufficiente per innestare polemiche sulle condizioni dell’erba di quest’anno. Tanto da provocare la veemente reazione degli organizzatori che, per bocca della portavoce dell’All England Club, Sarah Hames, si sono affrettati a precisare che: “Non ci sono stati cambiamenti nella preparazione dei campi che sono tutti in ottime condizioni. Sono più secchi rispetto ad un anno fa perché non piove e c’è anche meno umidità. Solo un ritiro (quello della Azarenka, ndr) è imputabile ad una scivolata sull’erba”. Sarà. Intanto, possiamo aggiungere che tra le “superstiti” possiamo annoverare anche la nostra Roberta Vinci, appena uscita vincitrice dopo una maratona emozionante, per 6-1 4-6 9-7 contro la slovacca Jana Cepelova. Match giocato in modo non impeccabile dalla tarantina che ha anche sprecato ben tre break conquistati lungo il solo, interminabile (67 minuti) terzo set, due dei quali, al servizio per il match 8 sul 5-4 e sul 7-6). Ora, al terzo turno, un’altra slovacca, Dominika Cibulkova, n. 18 del seeding, contro la quale Roberta vanta un confortante 4-2 nei confronti diretti.
D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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