Dopo un acconto da 50 miliardi di euro sulle tasse, molte delle quali direttamente connesse alle case, sembra arrivare una buona notizia per i portafogli dei contribuenti.
La riforma del catasto, la cui richiesta era contenuta nella legge delega fiscale, la cui scadenza è fissata per sabato 27 giugno, al momento non pare destinata ad arrivare all’attenzione del consiglio dei ministri.
Come è noto, l’Agenzia delle entrate ha lavorato, in questi mesi, su suggerimento del Mef, ad un piano che fosse in grado di attribuire un corretto valore patrimoniale e di rendita degli immobili. E questo, allo scopo di definire la nuova base imponibile di riferimento. Non più un estimo sul numero di vani, dunque, ma valutazione reale delle diverse utilizzazioni degli immobili, proponendo come “unità di consistenza” il metro quadrato.
Le simulazioni, però, hanno fotografato rendite pronte a lievitare fiscalmente in maniera abnorme. Se così fosse, però, salterebbe il presupposto dell’invarianza di gettito, che è alla base della stessa legge delega. Come dire aprire la strada ad una autentica mazzata fiscale per i contribuenti, già provati dal peso di Imu e Tasi.
Il nodo reale da sciogliere, dunque, nell’ottica di coesistenza tra riforma catastale e applicazione delle imposte sulla casa, resta quello di far coesistere le nuove rendite con l’applicazione di aliquote decise di volta in volta dalle amministrazioni locali. Il tutto, ovviamente, facendolo ricadere all’interno della ipotesi di local tax che Renzi vorrebbe presentare per unificare, in un unico tributo.
Il fatto è che, stando a diverse simulazioni, le rendite degli immobili lievitano praticamente ovunque. Ad essere maggiormente colpite, poi, le abitazioni classificate, oggi, come popolari e senza distinzione tra centro e periferie. E questo al netto dello sconto del 30% previsto nel medesimo decreto per alleggerire il colpo degli eventuali rialzi.
La Uil Servizio politiche territoriali stima che i 4,6 milioni di immobili classificati nelle più modeste categorie A4 e A5 potrebbero vedere quadruplicate le proprie rendite catastali; il valore medio degli altri immobili dovrebbe attestarsi intorno a 168 mila euro, il doppio dell’attuale.
Stando alle stime operate, per una abitazione A2 si registrerebbero incrementi di diverse centinaia di punti percentuali: a Milano si parla di un + 310% sia in zona periferica che centrale; a Napoli +223%; a Roma + 222% in zona semi centrale e più 163% in aree periferiche. Discorso simile per le abitazioni di tipo economico: si va dal +379% del centro Milano a +246% di Napoli, passando per +329% di Venezia.
Percentuali che fanno tremare i polsi, e che evidentemente hanno fatto tremare più di qualche tecnico del governo che, al momento, ha bloccato la riforma e la sua applicazione. Dando, praticamente, ragione ai rappresentanti della proprietà che da tempo e a più riprese hanno lanciato l’allarme proprio sul rischio stangata.
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