“Roma dichiara guerra al gioco d’azzardo. Basta all’effetto Las Vegas”. Queste le parole di Virginia Raggi sulla delibera di iniziativa consiliare depositata la scorsa settimana che mira a una maggiore regolamentazione delle sale slot nella Capitale.
“Un’importante iniziativa targata M5S con l’obiettivo di tutelare la salute dei nostri cittadini con conseguenti effetti sulla sicurezza della città, la viabilità, l’inquinamento acustico, il decoro urbano e la quiete pubblica” si legge sulla pagina di Beppe Grillo. Perché, secondo usi e costumi della Raggi & Co, le informazioni vengono veicolate esclusivamente tramite un blog privato anziché attraverso i canali istituzionali: al momento, nessuna notizia in merito sul portale di Roma Capitale.
Uno dei punti fondamentali è la definizione di un limite di distanza di 500 metri dai luoghi “sensibili” come scuole, chiese, centri sportivi. Tutte realtà con una forte presenza di giovani che hanno il diritto di essere protetti, per quanto possibile, dai rischi dei gioco.
E non è un rischio da poco. A Roma vi sono, “294 sale e più di 50mila slot machine nella Capitale, pari ad oltre il 12% di tutte quelle distribuite nel nostro Paese” affermano i consiglieri M5S.
Altri punti fondamentali della delibera sono il divieto delle slot nei perimetri del centro storico e dalle aree pedonali, e la regolamentazione degli orari di servizio: “sarà possibile l’utilizzo degli apparecchi automatici di intrattenimento con vincite in denaro, le cosiddette new slot e Videolottery, dalle 10 alle 14 e dalle 18 alle 22 mentre nei giorni festivi non sarà consentito”.
Il gioco d’azzardo è un fenomeno ormai profondamente radicato nel tessuto socio-economico del nostro Paese e ancor di più nella nostra città se si considera che i costi sociali e sanitari legati al gioco d’azzardo patologico pesano sulla collettività per una cifra compresa tra i 5,5 e i 6,6 miliardi di euro annui”.
L’iniziativa capitolina si può considerare un rafforzamento, a livello locale, delle misure contenute nella Legge di Stabilità del 2016 che tentava di dare un freno ad un fenomeno dilagante come il gioco d’azzardo e prevedeva una riduzione degli apparecchi del 30% in 4 anni. Una legge che, a voler guardare i fatti, non ha dato i risultati sperati, anzi. L’Agenzia delle dogane e dei monopoli aveva infatti sottolineato come, paradossalmente, tale misura (una tassa sulle slot) avesse fatto lievitare, in quattro mesi, del 10% il numero delle macchinette e provocato un buco nell’erario di 160 milioni di euro. Da una parte, molti gestori non hanno versato la relativa tassa sugli apparecchi e dall’altra, il tetto massimo per il rilascio delle nuove autorizzazioni faceva riferimento non più alle macchine operanti al 31 luglio, bensì al 31 dicembre 2015, il cui numero era di 418.210 unità. In altre parole, dal momento che la riduzione scatterà dal primo gennaio 2017, nel 2016 le 418 mila macchinette esistenti rimarranno al loro posto e saranno il 10% in più rispetto all’anno scorso.
“Ciò che ci sta più a cuore è la salute dei romani e finalmente questa regolamentazione si pone tutta a vantaggio della città e dei suoi cittadini”, hanno concluso sindaca e i consiglieri del M5S. Omettendo però che qyella che intendono tutelare è la salute dei romani del centro, non di quelli delle periferie. Motivo per cui il Codacons l’ha bocciata definendola “una misura sbagliata e discriminatoria che non servirà a combattere la piaga del gioco d’azzardo nella Capitale”, perché “il vero problema non è certo il centro storico di Roma, ma sono le periferie. Qui si registra una concentrazione abnorme di sale slot, con il record su Via Tiburtina che in pochi km fa registrare addirittura 23 locali adibiti al gioco d’azzardo, spesso ubicati vicino scuole, parrocchie e centri sportivi”. Se l’intento della giunta capitolina è davvero quello di “combattere le dipendenza da gioco”, sottolinea il presidente Rienzi, “deve imporre limiti agli orari di apertura delle sale slot e alla loro ubicazione in tutta la città, così come le abbiamo chiesto con una apposita diffida che non è stata accolta”. Altrimenti, come dice Rienzi, questi provvedimenti “rimarranno misure ‘spot’ senza alcuna utilità. Per questo motivo invitiamo il sindaco a tutelare la salute di tutti i cittadini romani; in caso contrario saremo costretti a denunciare la Raggi per istigazione al gioco d’azzardo”.
P.M.
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