Arriva a sentenza l’inchiesta che due anni fa travolse il Campidoglio e il fedelissimo (ormai ex) della sindaca Virginia Raggi. Raffaele Marra, ex capo del personale del Comune di Roma, è stato infatti condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione con l’accusa di corruzione.
La procura aveva chiesto 4 anni e 6 mesi di carcere. Per la pm Barbara Zuin, titolare del fascicolo, i 367mila euro che l’immobiliarista Scarpellini aveva consegnato a Marra nel 2013 in due assegni circolari – intestati a sua moglie – erano una tangente, utilizzata per comprare un appartamento in via dei Prati Fiscali. In cambio, Marra, all’epoca direttore dell’ufficio delle Politiche abitative del Comune di Roma e capo del Dipartimento del patrimonio e della casa, avrebbe messo la sua funzione pubblica a disposizione dell’imprenditore.
Marra, assistito dall’avvocato Francesco Scacchi, a distanza di 4 anni, a processo avviato, e quindi con una tempistica sospetta secondo l’accusa, ha restituito i soldi a Scarpellini (deceduto il 20 novembre scorso). Per la difesa si sarebbe trattato dunque di un prestito tra amici.
L’inchiesta su Marra è la prima che ha travolto l’amministrazione pentastellata. Secondo l’accusa, ad incastrare il funzionario comunale fu un’intercettazione in cui parlando alla segretaria dell’imprenditore, Ginevra Lavarello, affermava di essere “a disposizione”.
Considerato uno dei punti di riferimento della sindaca, al momento dell’arresto venne definito dalla prima cittadina “solo uno dei 23mila dipendenti comunali”. Ma acquisendo l’intero contenuto del cellulare di Marra, gli inquirenti hanno trovato una chat su Telegram divenuta famosa come quella dei “quattro amici al bar” nella quale l’ex fedelissimo, la Raggi, l’allora vicesindaco Daniele Frongia e Salvatore Romeo condividevano strategie e opinioni politiche. Nei messaggi tra Marra e la sindaca anche quelli che hanno attirato l’attenzione dei pm, relativi alla promozione del fratello dell’ex funzionario, Renato, confluiti nel processo sulle nomine, che ha visto la Raggi imputata e poi assolta per falso in atto pubblico. Per la stessa vicenda è ancora in corso il procedimento parallelo a carico di Raffaele Marra, indiziato di abuso d’ufficio, poiché sospettato di avere agevolato la promozione del fratello quando era a capo del personale del Campidoglio.
La sentenza odierna della II sezione del Tribunale di Roma ha anche stabilito un risarcimento da 100mila euro che Marra dovrà versare in favore del Campidoglio.
Elisa Rocca
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