La proposta di istituire a Roma, nel quartiere Eur, una zona a ‘luce rossa’, dove concentrare le prostitute, ha suscitato ampie reazioni negative. In primo luogo quella dei vescovi che l’hanno definita “un’ipocrita (e forse ideologica) operazione per il ‘decoro’ urbano. Non un impegno contro il degrado umano, a fianco delle vittime”.“Proviamo vergogna- scrive la Cei – per il fatto che “la capitale d’Italia, la città culla e cuore dell’umanesimo cristiano – si fa capofila di un progetto che assomiglia alla polvere celata sotto un tappeto di luci rosse. Un lavarsi la coscienza, come le strade. Non una scelta decisa per affrontare il dramma della prostituzione”.
Ampia condanna, c’era da aspettarselo, anche da parte delle istituzioni cattoliche: l’ Associazione Papa Giovanni XXIII l’ha definita una “scelta fallimentare” perché “nessuna donna nasce prostituta, qualcuno la fa diventare, ovvero i clienti e il racket”. Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, cita don Oreste Benzi: “Ci vuole tolleranza zero, bisogna scoraggiare la domanda e non regolamentarla”.
E’ “una decisione sconvolgente” per il presidente nazionale del Movimento cristiano lavoratori, Carlo Costalli. “Quella che potrebbe sembrare a prima vista quasi una boutade (di Ignazio Marino, ndr) è in realtà una decisione sconvolgente, che nasce dalla falsa motivazione di liberare le donne dallo sfruttamento e dalle violenze – dice Costalli -. Come si può pensare, per liberare le donne, di rinchiuderle in ghetti, con quartieri trasformati in vere e proprie ‘case chiuse’ a cielo aperto? La dignità delle donne si difende in ben altro modo, soprattutto con politiche forti per garantire il rispetto delle regole, con una vera attenzione alle emarginazioni, con una ferma lotta alla violenza e al degrado sociale, con politiche attive di sostegno alle famiglie, con iniziative per incentivare il lavoro femminile”. Il presidente delle Acli di Roma e Provincia, Lidia Borzi, sottolineando il “degrado urbano, i molti problemi diffusi, dalla povertà crescente alle periferie degradate, al fenomeno della prostituzione in crescita, sembra, inarrestabile”, invoca una “alleanza stretta fra istituzioni, Comune, forze sociali, comitati di quartiere, forze dell’ordine. La risposta che si vorrebbe proporre, creando i ghetti della prostituzione – sottolinea – non risolve nulla e tanto meno va incontro a quelle giovani donne rese schiave con la violenza e la sopraffazione”.
Dal Consiglio comunale arriva la voce di Gianluigi De Palo. cattolico, ex assessore alle politiche della scuola e della famiglia, iscritto nella Lista Civica Cittadini x Roma: “Siamo diventati – dice De Palo – il Paese del condono: hai portato i soldi all’estero per evitare le tasse italiane? Tranquillo, qui si condonano i crediti di coloro che li hanno esportati. La gente scommette? Piuttosto che lottare seriamente contro il fenomeno, legalizziamo le scommesse, distruggendo le famiglie che si indebitano giocando ad un gioco approvato dallo Stato. C’è la droga? Non andiamo a fare prevenzione nelle scuole dicendo ai giovani che fa male… No, legalizziamo le droghe leggere. È così avviene anche per la prostituzione: a Roma ci sono tante strade piene di donne in vendita? Nessun problema, scegliamo alcune strade e normalizziamo pure quello. Poco importa se così stiamo dicendo che esseri umani in difficoltà sono in vendita”. “E se provassimo tutti insieme a trovare una soluzione seria oggi? Quella della prostituzione, ad esempio è una guerra da combattere tutti insieme, senza distinzioni politiche: è inutile portare i giovani a fare i viaggi della Memoria se le Istituzioni non mettono al centro al persona umana, ma anzi la degradano a merce. Si inizia sempre così.” “Da dicembre- spiega l’ex assessore della giunta Alemanno – stiamo raccogliendo firme fuori le parrocchie e le scuole per far riflettere sul fatto che la dignità di una persona non vale il decoro di un quartiere. Stride il fatto che sia stata annunciata la notizia che nel quartiere romano dell’Eur ci saranno delle strade a luci rosse proprio alla vigilia della prima Giornata che il Papa tanto amato ha voluto contro la tratta delle persone”. “Quello che mi sorprende di più – conclude De Paolo – è che ci siano delle donne che spingono di più verso questa soluzione (di quartiere ghetto delle prostitute, ndr): l’assessore alle Politiche sociali Francesca Danese e l’assessore alle Pari opportunità Alessandra Cattoi”. E poi, aggiunge, “se volessi dirla proprio tutta, ma è di sinistra un ragionamento di questo tipo? Ma la sinistra di un tempo, che aveva a cuore un intervento dello Stato che non andasse in senso liberista, che fine ha fatto?”.
Poi, finalmente, la replica, anzi il ripensamento del sindaco Ignazio Marino che intervistato da Rainews 24 spiega:
“Bisogna delineare un percorso molto delicato, perché dall’altra parte c’è lo sfruttamento della prostituzione, un crimine orribile, i cui responsabili vanno messi in carcere. Però forse si può trovare un equilibrio, cioè individuare dei luoghi dove questo non è tollerato assolutamente, come i parchi pubblici, dove vanno le famiglie, e mandare a casa dei clienti una multa da 500 euro, dove si indichi che la sanzione è legata al fatto che ci s’intratteneva con le prostitute”. Per Marino “questo può essere un deterrente che liberi alcune zone, con un maggiore sforzo delle forze dell’ordine”. E ricorda: “In molti luoghi pubblici e giardini di Roma, dove ci sono mamme con passeggini e ragazzini che giocano, si trovano persone che praticano la prostituzione, uomini, donne e trans. E le mamme, nei miei incontri con i cittadini, mi dicono ‘Marino, ma se fosse tua figlia che ha 7 anni e ti chiede chi sono, gli diresti tutto l’anno che è sempre Carnevale e sono lì per una festa mascherata’?”. “Bisogna partire da questo dato – aggiunge – e innanzitutto proteggere la famiglia con i suoi valori, e dare alle persone la possibilità di poter usufruire di un parco o di una strada senza trovarsi a dover dare tali spiegazioni”. Poi però, il sindaco di Roma deve precisare quali sono i suoi limiti oltre i quali non può rispondere di quello che accade nella più grande città d’Italia : “Non posso fare altro che immaginare situazioni di questo tipo. Non sono un legislatore nazionale, le leggi nazionali dipendono dal Parlamento”. E sulla sicurezza, nell’impossibilità (per incapacità) di assumersi le proprie responsabilità, tira in ballo il Prefetto Giuseppe Pecoraro (lo stesso per intenderci, che lo ha diffidato per la trascrizione sul registro capitolino dei matrimoni tra coppie omosessuali celebrati all’estero) : “La sicurezza della città dipende dal prefetto, a cui io spesso mi sono rivolto perché abbiamo aree come Pigneto e San Lorenzo, in cui tra spaccio e corruzione le persone non possono più uscire. Le forze dell’ordine devono fare di più”. Pensare che c’è gente pronta a testimoniare di avere visto proprio al Pigneto qualche appartenente al corpo di polizia locale di Roma Capitale che davanti allo spaccio in strada volta la testa dalla parte opposta… Forse anche delle inadempienze dei vigili urbani è chiamato a rispondere il Prefetto?
“Bisogna delineare un percorso molto delicato, perché dall’altra parte c’è lo sfruttamento della prostituzione, un crimine orribile, i cui responsabili vanno messi in carcere. Però forse si può trovare un equilibrio, cioè individuare dei luoghi dove questo non è tollerato assolutamente, come i parchi pubblici, dove vanno le famiglie, e mandare a casa dei clienti una multa da 500 euro, dove si indichi che la sanzione è legata al fatto che ci s’intratteneva con le prostitute”. Per Marino “questo può essere un deterrente che liberi alcune zone, con un maggiore sforzo delle forze dell’ordine”. E ricorda: “In molti luoghi pubblici e giardini di Roma, dove ci sono mamme con passeggini e ragazzini che giocano, si trovano persone che praticano la prostituzione, uomini, donne e trans. E le mamme, nei miei incontri con i cittadini, mi dicono ‘Marino, ma se fosse tua figlia che ha 7 anni e ti chiede chi sono, gli diresti tutto l’anno che è sempre Carnevale e sono lì per una festa mascherata’?”. “Bisogna partire da questo dato – aggiunge – e innanzitutto proteggere la famiglia con i suoi valori, e dare alle persone la possibilità di poter usufruire di un parco o di una strada senza trovarsi a dover dare tali spiegazioni”.
Poi però, il sindaco di Roma deve precisare quali sono i suoi limiti oltre i quali non può rispondere di quello che accade nella più grande città d’Italia : “Non posso fare altro che immaginare situazioni di questo tipo. Non sono un legislatore nazionale, le leggi nazionali dipendono dal Parlamento”. E sulla sicurezza, nell’impossibilità (per incapacità) di assumersi le proprie responsabilità, tira in ballo il Prefetto Giuseppe Pecoraro (lo stesso per intenderci, che lo ha diffidato per la trascrizione sul registro capitolino dei matrimoni tra coppie omosessuali celebrati all’estero) : “La sicurezza della città dipende dal prefetto, a cui io spesso mi sono rivolto perché abbiamo aree come Pigneto e San Lorenzo, in cui tra spaccio e corruzione le persone non possono più uscire. Le forze dell’ordine devono fare di più”. Pensare che c’è gente pronta a testimoniare di avere visto proprio al Pigneto qualche appartenente al corpo di polizia locale di Roma Capitale che davanti allo spaccio in strada volta la testa dalla parte opposta… Forse anche delle inadempienze dei vigili urbani è chiamato a rispondere il Prefetto?
Ma di “un’ulteriore passo falso del sindaco Marino, della sua Gunta e del Presidente del IX Municipio” è pronto a parlare Paolo Voltaggio, Coordinatore romano del Nuovo CDU (Cristiani Democratici Uniti) ed ex consigliere capitolino. “Purtroppo il sindaco Marino è sempre più lontano dai romani, arroccato nella sua solitaria idea di città e senza la minima attenzione ai reali problemi dei cittadini”, dice Voltaggio che configura la scelta della giunta capitolina di istituire una zona rossa all’Eur come una delle “azioni locali estemporanee rivolte solo a soddisfare la “pancia” dei cittadini”.”Il Nuovo CDU esprime pieno sostegno a tutti i consiglieri comunali della maggioranza e di opposizione che hanno manifestato il loro dissenso – conclude in una nota Voltaggio – ed è pronto a condividere con loro ogni iniziativa di mobilitazione ed a partecipare alla raccolta di firme dei cittadini”.
“ La vendono come un’ operazione di decenza urbana – scrive in una nota Ignazio Messina, segretario dell’IDV – ma non si rendono conto che parlano di persone, di illegalità, di donne che vendono il proprio corpo, di fatturato della prostituzione, ignorando ogni forma di decoro morale alimentando lo sfruttamento che ritengo inconcepibile. Deve essere tutelata la dignità delle donne aiutandole ad uscire dal giro della prostituzione nel quale sono costrette a vivere per ricatto, la maggior parte gestite dalla criminalità organizzata o costrette dalla disperazione. Chiediamo a Marino che faccia subito marcia indietro. La prostituzione va eliminata, la tolleranza invece rischia solo di aiutare i profittatori”.
E’ impensabile per Davide Bordoni, coordinatore romano di Forza Italia, che “creare zone ghetto sia una soluzione, ciò creerà gravi disagi per i residenti. Ci attiveremo per una mobilitazione organizzando una manifestazione sotto il municipio insieme alle associazioni di quartiere. In particolare vorrei sottolineare come sia a dir poco immorale che le istituzioni sostengano che sia tollerata una zona adibita alla prostituzione e che vengano impiegate risorse pubbliche, in tempo di crisi, per il controllo di tali zone”.
Quando ad amministrare la Capitale fu il centro-destra, tra le varie ordinanze antilavavetri, antibivacco, su volantinaggio e schiamazzi e persino sulle deiezioni canine, fu votata anche quella contro la prostituzione sulle strade. Il promotore, Alemanno, l’aveva definita “uno strumento per combattere (attraverso le sanzioni pecuniarie fino a 500 euro, ndr) la tratta della prostituzione che è una vera e propria piaga sociale”.
Oggi, invece, che il mini-sindaco del IX Municipio, Andrea Santoro, chiama ‘ordinanza antiprostituzione’ quella che regolarizza la professione più antica del mondo in alcune strade del suo territorio, definite “aree di mediazione sociale”, siamo certi che la polemica scaturita dall’imminente apertura della zona rossa in uno tra i più eleganti quartiere della Capitale. l’Eur, è destinata a continuare.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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