Sacchetti bio, dietrofront. Il Consiglio di Stato ha stabilito che il consumatore può fare la propria spesa di frutta e verdura al supermercato e imbustarla in “sacchetti di plastica autonomamente reperiti”, purché “idonei a preservare l’integrità della merce e rispondenti alla caratteristiche di legge”.
Dopo l’obbligo scattato a gennaio, che aveva sollevato non poche discussioni, sulle shopper biodegradabili e compostabili a pagamento messe a disposizione nei reparti frutta e verdura dei supermercati, arriva un parere del Consiglio di Stato che rimescola le carte: nessun obbligo, il sacchetto si può portare da casa. A condizione che sia “idoneo a preservare la merce”. I sacchetti bio a pagamento avevano suscitato molte critiche e prese di posizione da parte delle associazioni dei consumatori e il Codacons aveva, addirittura, presentato esposti in molte procure. L’obiettivo di ridurre l’impatto della plastica sull’ambiente si scontra con il fatto che a dover pagare i sacchetti è chi fa la spesa, e con un prezzo che oscilla tra 1 e 3 centesimi a busta il costo annuale per famiglia è stato stimato tra i 4 e i 12 euro. Un esborso che ora, stando al Consiglio di Stato, si potrà evitare. Dopo tale polemiche, dunque, il parere reso nell’adunanza del 21 marzo (e pubblicato il 29 marzo) sottolinea che bisogna “contemperare le esigenze del consumatore con quelle di tutela della sicurezza ed igiene degli alimenti. Non sembra inoltre possibile per l’esercizio commerciale vietare tale facoltà”. “Il legislatore – si legge nel parere – ha elevato le borse in plastica ultraleggere utilizzate per la frutta e verdura all’interno degli esercizi commerciali a prodotto che ‘deve’ essere compravenduto”, una merce quindi, che può essere acquistata anche al di fuori del supermarket in cui si fa la spesa. Inoltre “ciascun esercizio commerciale sarà tenuto, secondo le modalità dallo stesso ritenute più appropriate, alla verifica dell’idoneità e della conformità a legge dei sacchetti utilizzati dal consumatore”.
Per gli ambientalisti il parere del Consiglio di Stato sui sacchetti biodegradabili “chiarisce qualche dubbio” ma soprattutto va verso la “riduzione del volume dei rifiuti. Ora bisogna vedere cosa dirà la circolare del ministero della Salute che dovrà chiarire” nel dettaglio quali sporte sono consentite. A dirlo è il responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace, Giuseppe Ungherese, secondo cui “si deve poter non utilizzare alcun tipo di contenitore purché si rispettino le norme sanitarie”. Comunque, ricorda, “in altri paesi come Belgio e Svizzera vengono usate retine infinite volte, senza che questo comporti pandemie”. L’obiettivo, secondo Ungherese, è “ridurre l’uso della plastica e soprattutto dei rifiuti”, quindi è opportuna “maggiore flessibilità senza violare le norme igienico sanitarie”.
E’ “un passetto in avanti” il parere del Consiglio di Stato sui sacchetti di plastica per l’ortofrutta “ma non è risolutivo perché ora la politica, in particolare il ministero della Salute, deve fare il passo finale nel dire che si possono utilizzare le retine riutilizzabili”. Così il presidente di Legambiente Stefano Ciafani che sollecita, quindi, la “circolare del ministero della Salute” attesa “da quattro mesi”. Ciafani osserva che il ministero poteva approvarla “prima dell’entrata in vigore della legge per permettere in Italia quello che si fa all’estero. Le retine riutilizzabili sono diffuse in Svizzera, Austria, Germania dove non ci risultano epidemie”. E osserva polemicamente che “il segretario generale del ministero della Salute, che ha indicato l’utilizzo di sacchetti monouso per questioni igienico sanitarie, non è mai stato in un reparto di frutta e verdura di un supermercato, che sono pieni di terra, di batteri che non sono nocivi per la salute”. Per Ciafani è dunque “arrivato il momento che la circolare venga emanata. I supermercati sono già pronti a vendere retine”. Negli ultimi 5 anni, ricorda infine il presidente di Legambiente, “le sporte riutilizzabili per le merci in Italia si sono ridotte del 55%. Dobbiamo puntare a ridurre anche i sacchetti di plastica”.
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