È un Renzi combattivo, quello che da qualche giorno impazza a destra e a manca nella scena nazionale.
Dopo il disastroso naufragio delle quattro banche poi salvate con un dl ad hoc, che ha prodotto tensioni tra i correntisti, paure tra gli obbligazionisti e frizioni tra le parti politiche; dopo gli attacchi diretti a Maria Elena Boschi, il cui padre ha ricoperto la vice presidenza di Banca Etruria, Renzi ha controbattuto alle critiche piovute in questi giorni con inatteso vigore.
Per intendersi: nemmeno nell’affaire Lupi, Renzi ha avuto posizioni così nette.
Il premier, in occasione delle poco chiare circostanze che vedevano coinvolto l’ormai ex titolare del ministero delle Infrastrutture, è stato oltremodo moderato.Nessuna richiesta di dimissioni esplicita, magari sottintesa ma mai palese.
Invece, in questa circostanza, Renzi torna ad essere il sindaco leopoldino combattivo pronto a rottamare i vertici del suo stesso partito.
Renzi puntualizza però che i casi Lupi e Boschi non sono assimilabili, tantomeno che nel governo si facciano “due pesi e due misure”.
È, anzi, una accusa che “non sta né in cielo né in terra”, ha dichiarato il capo del Governo. “Maurizio Lupi si è dimesso lui perché ha ritenuto di non poter continuare e io lo apprezzo”.
E così, dopo aver difeso i suoi dal salotto di Porta a Porta, oggi il premier, dai microfoni di Rtl 102,5 ribadisce che il decreto ‘salva banche’ “ha salvato un sacco di gente, al governo andrebbe fatto un monumento per questo decreto. Chi è stato fregato sarà risarcito chi ha truffato deve pagare”.
“C’è un problema grave e significativo su 4 istituti – ha spiegato – che noi abbiamo risolto al 99 per cento e lo dico pensando al numero dei correntisti salvati”. Il governo “sceglierà chi saranno gli arbitri, non è che facciamo pagare ai cittadini questo intervento, pagano le banche”, ha proseguito.
È invece “chiaramente falso” il conflitto di interessi che coinvolge la Boschi.
“Il padre del ministro – ha affermato Renzi – che ha avuto per 8 mesi una responsabilità in Banca Etruria è stato commissariato dal nostro governo. Noi l’abbiamo mandato a casa, abbiamo mandato a casa tutto il cda. Il padre del ministro Boschi è stato sanzionato da Bankitalia e lo stesso ministro Boschi aveva qualche migliaio di euro di azioni BancaEtruria il cui valore è stato azzerato. Uno può dire che siamo simpatici o antipatici, che le riforme vanno bene o no, ma quel che è evidente è che in questa vicenda tutto c’è tranne conflitto di interessi”.
Quello delle opposizioni sarà, invece, un “tentativo di trasformare il dibattito parlamentare in uno show”.
“Abbiamo le spalle larghe” ed è “ora di passare al contrattacco”, in vista del voto di fiducia sul ministro che arriverà “probabilmente la prossima settimana”.
Le stilettate, però, non mancano. Non si deve dire “mai e poi mai che c’è qualche favoritismo nel governo – ha puntualizzato il premier – e non risponderò all’attacco volgare di Salvini. Le leggi valgono per tutti, non ne facciamo ad personam”.
“Ci sono partiti che si sono fatte le banche – ha affermato ancora – che sono fallite e prima o poi falliranno anche i partiti. Noi siamo arrivati e abbiamo detto: meno poltrone, meno cda. Noi che siamo rottamatori dentro non guardiamo in faccia a nessuno”.
Intanto il presidente della good bank che raggruppa le parti ‘sane’ dei quattro istituti di credito salvati dal Governo, Roberto Nicastro, dalle colonne di QN ha spiegato che “i 100 milioni previsti dal fondo interbancario su azione del governo sono una cifra robusta e apparentemente congrua. Non mi aspetto tempi lunghissimi. Credo che i risparmiatori interessati saranno contattati al più presto. Possono aspettare fiduciosi”.
Meno possibilista, invece, su ipotesi di prestiti ponte o fidi agevolati ai clienti più colpiti: “la normativa è molto chiara: non ci da’ spazi di manovra. La legislazione europea parla di divieto di ristoro. Dal giorno zero ci siamo attivati per mappare il problema, fare ricognizioni, promuovere soluzioni, ma anche per essere vicini ai clienti”.
Non si registrerebbero invece le paventate fughe dei clienti poiché – ormai – “le banche sono super capitalizzate e senza sofferenze. Nelle agenzie ci sono tantissimi clienti che chiedono informazioni. Magari qualche possessore dei bond subordinati torna in banca più volte per capire”.
Nello specifico delle risorse messe a disposizione, Nicastro spiega che “nell’ambito della ricognizione dei numeri che abbiamo dovuto fare si è evidenziato che i casi critici sono mille. Abbiamo una situazione molto seria, delicata ma fortunatamente molto più circoscritta rispetto ai numeri di 100-200 mila che giravano nelle settimane passate”.
Mille casi che impattano per circa 30 milioni di euro complessivi che rappresentano “la massima priorità”
L’analisi condotta è stata prodotta valutando due elementi: “da una parte focalizzarci sui piccoli risparmiatori con meno di 100 mila euro di risparmi presso le quattro banche”, dall’altra “la concentrazione, ovvero quanto di questi bond subordinati fossero un pezzo molto importante o limitato del patrimonio dei clienti”.
“Non ci piove – precisa Nicastro – che sia fondamentale un approccio caso per caso, perché poi ogni situazione va verificata”.
Non si ferma, poi, la battaglia a colpi di denunce. Dopo i molti esposti dei risparmiatori, arriva anche quella dell’ad di Nuova Banca Etruria, Roberto Bertola, che si dice pronto ad una azione di responsabilità agli ex vertici dell’istituto di credito aretino.
“Oggi – ha dichiarato in una intervista – devo occuparmi del presente e del futuro della banca, poi potrò occuparmi del passato. Dobbiamo vedere se la competenza sarà della vecchia o della nuova banca la procedura è completamente nuova. Di certo la faremo. Lo devo ai miei colleghi e ai clienti della banca”.
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