“Scendi il cane”, “siedi il bambino”: due esempi di verbi intransitivi con complemento oggetto (cane nel primo caso, bambino nel secondo). Vittorio Coletti, socio dell’Accademia della Crusca ai numerosi lettori che avevano chiesto lumi sull’utilizzo di formule espressive come quelle appena citate aveva osato rispondere di sì: ormai espressioni del genere, utilizzate soprattutto nel meridione d’Italia, sono state accolte nell’uso quotidiano.
“Ma certo – sottolinea il socio della prestigiosa Accademia – non vedo il motivo per proibirle e neppure, a dire il vero, per sconsigliarle. Ma certo è problematico definirle transitive perché la prova di volgere il verbo al passivo (accertata invece ormai per salire, specie nel linguaggio alpinistico col valore di scalare: la cima è stata salita da…) non sembra per ora reggere (la mamma ha seduto il bambino sul seggiolino ma *il bambino è stato seduto sul seggiolino dalla mamma) come del resto non regge per altri verbi in costruzione transitiva non passivabile (per es. si può dire ho dormito un lungo sonno ma non *un lungo sonno è stato dormito da me). Diciamo insomma che sedere, come altri verbi di moto, ammette in usi regionali e popolari sempre più estesi anche l’oggetto diretto e che in questa costruzione ha una sua efficacia e sinteticità espressiva che può indurre a sorvolare sui suoi limiti grammaticali.
Una delle parodie più esilaranti di Lercio citava nel 2013 l’Accademia della Crusca che in fase di ‘resa’ alla persone richiedente la formula corretta per scrivere ‘qual è’ – non è previsto apostrofo in quanto si tratta di un’apocope vocalica, che si produce anche davanti a consonante (qual buon vento vi porta?) e non di un’elisione che invece si produce soltanto prima di una vocale (e l’apostrofo è il segno grafico che resta proprio nel caso dell’elisione) – avrebbe risposto:
“Scrivete pure qual è con l’apostrofo e andatevene aff…”.
Ora, a leggere le notizie uscite sull’uso transitivo di verbi di moto sembrava che agli studiosi dell’istituto fiorentino fossero davvero saltati i nervi e avessero deciso di sdoganare espressioni come “scendi il cane” o “esci la sedia”. Ma no: su “scendere il cane” l’Accademia della Crusca non ha cambiato idea. Certo non si sono riuniti tutti gli accademici per deliberare, sottolinea il presidente Claudio Marazzini, intervistato dall’Agi, ma su una cosa gli insegnanti devono stare tranquilli: potranno continuare a correggere gli studenti che scrivono “esci la sedia”.
Come è cominciata la polemica
La querelle è iniziata con una nota pubblicata l’11 gennaio da uno degli accademici, Vittorio Coletti. Ma oggi, finalmente, è arrivata la precisazione .
“Il problema è che ogni vota che si trasferisce un discorso scientifico sottile su un piano mediatico si producono risultati perversi” dice Marazzini. “Coletti ha guardato con simpatia a una spinta innovativa che trasferisce un modo di dire popolare, accettandola nell’eccezione della quotidianità e delle situazioni familiari. Naturalmente se viene trasportato nella grammatica della scuola nascono dei problemi perché l’insegnante sarà comunque chiamato a correggere quelle forme nell’italiano scritto e formale”.
Insomma: si può sorvolare nel linguaggio parlato, ma bisogna assolutamente correggere nell’uso formale e non c’è da preoccuparsi: orrori come qual è con l’apostrofo non saranno mai sdoganati. “I fatti di grafia” spiega Marazzini, “rientrano totalmente in un livello convenzionale perché la lingua scritta, a differenza di quella parlata, non nasce spontanea, ma è regolata. Di fronte alle tendenze del parlato il linguista è sensibile perché tenta di cogliere il mutamento in atto, ma il grammatico no e si erge a limite invalicabile”.
E alla querelle dialettica si aggancia con ironia polemica, cavalcando lo spinoso problema di questi giorni – la nave Sea Watch 3 di una Ong tedesca, battente bandiera olandese, con 47 migranti a bordo, ferma da giorni davanti alla costa sicula – il ministro dell’Interno Matteo Salvini scrive sul suo profilo Twitter:
“Scendeteli! L’Accademia della Crusca sarà d’accordo?”
e pubblica anche la foto di uno striscione, mostrato da alcuni manifestanti in Sicilia, per chiedere lo sbarco dei migranti a bordo della Sea Watch 3.
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