Italiani sempre più vecchi. A confermarlo l’Istat nel suo bilancio demografico 2017. La popolazione residente al 1° gennaio 2018, con una diminuzione di 100 mila persone (-1,6 pr mille) rispetto all’anno precedente, scende a 60 milioni 494mila così ripartiti: 55 milioni 430mila (-113mila residenti) i cittadini italiani, 5 milioni 65mila gli stranieri residenti (l’8,4% della popolazione residente totale). Inoltre nel 2017 si è registrato un nuovo minimo storico per le nascite, che hanno toccato il picco del -2% rispetto al 2016 con solo 464mila nuovi nati. I decessi sono stati invece 647mila, 31mila in più del 2016 (+5,1%). Il saldo naturale della popolazione nel 2017 è dunque negativo (-183mila) e registra un nuovo minimo storico. Sempre l’anno scorso si è registrato «il più elevato numero d’ingressi di stranieri dell’ultimo quinquennio».
L’invecchiamento della popolazione – spiega l’Istat – è influenzato da molteplici fattori che comprendono i livelli di mortalità, di fecondità, i servizi per la salute e gli stili di vita degli individui. Fattori che non smettono di far sentire la loro azione anche in Italia e che, a ritmo lento ma regolare, stanno progressivamente mutando il profilo per età della popolazione. Come ulteriore conseguenza, i rapporti intergenerazionali si stanno anch’essi gradualmente modificando. L’indice di dipendenza degli anziani, per esempio, risulta oggi pari al 56,1%, registrando un incremento di quattro punti percentuali sul 2008. La popolazione in età attiva, rimasta per decenni stabilmente ancorata ai due terzi della popolazione totale, ha avviato da alcuni anni sia un percorso di regolare declino numerico sia un processo di invecchiamento al suo interno. Infatti, mentre la popolazione in età 15-39 anni scende dal 31,5% al 27%, quella in età 40-64, ovvero quella che ancora comprende al suo interno le generazioni nate negli anni del baby-boom, cresce dal 34,2% al 37,1%. Al 1° gennaio 2018, il 22,6% della popolazione ha età compiuta superiore o uguale ai 65 anni, il 64,1% ha età compresa tra 15 e 64 anni mentre solo il 13,4% ha meno di 15 anni. Rispetto a dieci anni fa le distanze tra le classi di età più rappresentative si sono ulteriormente allungate. Le persone che prevalentemente sono da ritenersi in età di pensionamento hanno cumulato 2,4 punti percentuali in più rispetto al 2008 mentre, al contrario, le persone prevalentemente in condizione attiva o formativa sono rispettivamente scese di 1,6 e 0,7 punti percentuali.
L’anno scorso si stima siano venuti al mondo 464mila bambini, il 2% in meno rispetto al 2016 quando se ne contarono 473mila. Risulta battuto, pertanto, il precedente record di minimo storico dall’Unità d’Italia. Le nascite, peraltro, registrano la nona consecutiva diminuzione dal 2008, anno in cui furono pari a 577mila. La riduzione delle nascite rispetto al 2016 – riferisce l’Istat – interessa gran parte del territorio, con punte del -7,0% nel Lazio e del -5,3% nelle Marche. Soltanto in quattro regioni si registrano incrementi: Molise (+3,8%), Basilicata (+3,6%), Sicilia (+0,6%) e Piemonte (+0,3%).
In una nazione in cui si assiste a un progressivo calo delle nascite e a un aumento del numero di stranieri, a Monfalcone (Gorizia) si registra una sorta di record di cittadini non autoctoni. Secondo i dati aggiornati al 31 dicembre scorso, su un totale di 28.107 residenti, gli stranieri sono 6.176, ovvero il 21,97% della popolazione. La motivazione è da ricercarsi nella presenza in città della più grande unità produttiva italiana di Fincantieri che, assieme al sistema dei subappalti e dell’indotto, attira un notevole flusso di lavoratori dall’estero. Un dato che spiega anche la presenza di famiglie molto giovani: i residenti tra zero e 29 anni sono il 27%, contro il 24,8% di popolazione over 65. Quanto alle provenienze, la parte del leone la fa il Bangladesh, con 2.248 persone, pari all’8% dell’intera popolazione residente. Seguono i romeni con 1.227 abitanti, cioè il 4,37%. Completano il “podio” i croati, che sono 492 (1,75%), una presenza dovuta anche alla vicinanza territoriale.
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