Il presidente siriano Bashar al-Assad sta preparando una controffensiva per riconquistare parte del territorio occupato dagli oppositori al regime, e avrebbe richiesto alla Russia di bombardare le posizioni dei ribelli proprio per fornire copertura aerea all’operazione di terra. Lo sostengono fonti libanesi citate dall’agenzia Reuters.
L’obiettivo della controffensiva dovrebbe essere la zona di Idlib, nel nordovest del Paese. Lontana cento chilometri dalle posizioni dell’ISIS, la città è contesa dalle truppe fedeli al presidente e dalle milizie di due fazioni ribelli rivali tra loro: l’ Esercito siriano libero (ESL), quei famosi “ribelli moderati” armati e addestrati dagli USA, e Jabhat al-Nusra (“Fronte della vittoria”), organizzazione salafita armata affiliata ad al-Qaeda.
Il Pentagono, secondo fonti interne, starebbe prendendo in considerazione l’ipotesi di usare la forza per difendere l’ESL. Intanto gli USA hanno chiesto alla Russia di concentrare gli attacchi contro l’ISIS in un appello ufficiale sottoscritto anche da Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Francia, Germania e Regno Unito.
Nel frattempo, all’indomani delle dichiarazioni di appoggio all’iniziativa russa da parte di Teheran, sono sbarcate in Siria le prime truppe iraniane. Il contingente non è numeroso – appena poche centinaia di uomini – ma sarebbe accompagnato da milizie sciite provenienti da Iraq e Afghanistan. In Siria operano già formazioni volontarie coordinate da Hezbollah, il partito armato filo-iraniano degli sciiti libanesi.
Questo spiegherebbe in parte perché i primi raid russi siano stati condotti nelle zone controllate dai ribelli – ieri sono state colpite Talbise e Rastan – e non dall’autoproclamato califfato jihadista.
Oggi, invece, l’aviazione russa ha distrutto un campo d’addestramento dell’ISIS a Qaryatayn, nella provincia di Homs. È qui che lo scorso maggio è stato sequestrato padre Jacques Murad, priore del monastero di Mar Elian (san Giuliano) e legato alla comunità di Deir Mar Musa di padre Paolo Dall’Oglio. Da agosto, quando il posto è passato in mano ai jihadisti, alle decine di cristiani che ancora vivono in città è stato impedito di allontanarsi e di padre Murad non si hanno più notizie.
Nelle ultime 24 ore, secondo quanto ha dichiarato il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov, sono stati compiuti 18 attacchi contro 12 obiettivi, distruggendo fra l’altro un posto di comando, una centrale di comunicazione, depositi di carburante e di forniture. L’ONG Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria ha aggiunto al conto almeno sette vittime civili, che si aggiungono alle oltre 30 denunciati ieri.
A usare quel campo, però, erano miliziani dell’ESL, il che negli USA ha fatto gridare allo scandalo anche i più ostinati oppositori dell’amministrazione Obama, Ieri il senatore repubblicano John McCain ha confermato alla CNN che il campo distrutto era gestito dagli stessi ribelli che la CIA addestra in Qatar e in Arabia Saudita.
Un’altra parte della spiegazione si legge fra le righe della conferenza stampa tenuta ieri da Lavrov.
Il ministro non ha risposto a domande dirette sull’obiettivo dei bombardamenti, ma ha tenuto a specificare che Mosca non considera l’Esercito siriano libero “un gruppo terroristico”: “Pensiamo invece che dovrebbero essere parte della soluzione politica”, ha detto. Ma più delle sue dichiarazioni pro-ESL ha fatto rumore il suo silenzio sulle altre formazioni di opposizione armata al regime di Assad.
Il sospetto è che nelle regole d’ingaggio dell’aviazione russa la parola “terroristi” sia usata con lo stesso significato che ha quando a pronunciarla è Assad, cioè tutti gli oppositori al regime, piacciano o non piacciano all’Occidente. Mosca e Damasco sono alleate fin dai tempi della guerra fredda, e la sopravvivenza del regime siriano alla guerra civile è uno degli obiettivi dichiarati della crociata russa.
A proposito di regole d’ingaggio, oggi si dovrebbe tenere la prima di una serie di videoconferenze fra i vertici degli apparati militari di USA e Russia, che dovrebbero servire a coordinare le rispettive operazioni aeree in Siria.
Intanto il presidente Putin è volato a Parigi per incontrare il presidente francese François Hollande e la cancelliera federale tedesca Angela Merkel. Il vertice, programmato da mesi, ha per argomento il rispetto degli accordi di Minsk sulla composizione del conflitto in Ucraina, ma è la prima uscita pubblica di Putin dopo l’inizio dei raid, quindi è probabile che la discussione fra i tre capi di governo abbia almeno sfiorato la crisi siriana.
L’inquilino del Cremlino ieri ha incassato la solidarietà dell’Iran e della Chiesa ortodossa russa a proposito dell’intervento in Siria. Oggi si è unito al coro anche il presidente della Cecenia Ramzan Kadyrov, che ha affermato di aver chiesto al “comandante supremo” Putin di “partecipare a queste operazioni speciali”.
Filippo M. Ragusa
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