A tre anni dall’inizio del conflitto la Siria è diventata il primo paese al mondo per numero di migranti forzati, con oltre nove milioni di cittadini siriani costretti ad abbandonare le proprie case. La guerra civile siriana ha messo in fuga 9 milioni di siriani.
Ad oggi sono più di due milioni e mezzo i siriani (2.563.434) registrati in qualità di rifugiati nei paesi limitrofi o tuttora in attesa di essere registrati. Attualmente più del 40% della popolazione residente in Siria prima del conflitto è stata costretta a spostarsi all’interno del paese o a varcare i confini, con un numero di sfollati interni che ha superato la quota di 6,5 milioni di persone. Almeno la metà della popolazione siriana costretta alla fuga è composta da bambini.
In assenza di progressi visibili per il raggiungimento di una soluzione politica, l’ Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) prevede che il numero di rifugiati nella regione circostante continuerà a crescere fino a diventare la popolazione di rifugiati più grande al mondo. Nel solo Libano, il numero di profughi registrati provenienti dalla Siria sta raggiungendo la quota di un milione e potrebbe crescere fino a 1,6 milioni entro la fine del 2014, se le stime attuali verranno confermate. Il Libano vanta già la più alta concentrazione pro-capite di rifugiati a livello mondiale nella storia recente, con quasi 230 rifugiati siriani registrati ogni 1.000 cittadini libanesi. Questo dato è 70 volte più grande del numero di rifugiati in rapporto agli abitanti in Francia, e 280 volte quello degli Stati Uniti. Il numero dei rifugiati siriani registrati che sono attualmente ospitati in Libano corrisponderebbe a quasi 19 milioni di rifugiati in Germania e a oltre 73 milioni negli Stati Uniti. Anche la Giordania si trova in grave difficoltà per la presenza dei rifugiati, per i quali è stimata una spesa di più di 1,7 miliardi di dollari. In questo paese povero di risorse, il governo sta finanziando sussidi supplementari per un valore di centinaia di milioni di dollari per garantire che i rifugiati abbiano accesso ad acqua, pane, gas ed elettricità a prezzi abbordabili. L’aumento della domanda di assistenza sanitaria ha portato ad una carenza di medicine e, soprattutto in Giordania settentrionale, vi è scarsità di acqua potabile disponibile sia per i giordani che per i rifugiati.
Dall’inizio del conflitto nel marzo del 2011 i siriani che hanno presentato domanda d’ asilo in Europa sono 56.000. La maggior parte delle richieste sono state effettuate in due paesi: Svezia e Germania. Finora, meno del 4% dei siriani che sono fuggiti dal conflitto hanno cercato protezione in Europa. Questi numeri non includono la Turchia, che invece ha registrato oltre 625.000 rifugiati siriani. Ma le stime sono in aumento: il numero dei siriani sta crescendo a causa degli arrivi irregolari via mare nei paesi del sud del Mediterraneo, e via terra in Europa orientale. Sempre più siriani mettono le loro vite in balia di trafficanti di esseri umani, spesso con risultati tragici. Nel 2013, 700 persone sono morte nel tentativo di attraversar e il Mediterraneo e tra questi circa 250 erano siriani. Talvolta si trovano anche a non poter attraversare le frontiere e ad essere respinti verso i paesi confinanti.
Nel frattempo, i siriani stanno cercando protezione anche nelle Americhe e in Australia, dove arrivano con mezzi regolari e irregolari. Nel 2013 il Brasile, per esempio, anche in virtù della sua grande comunità di cittadini di origine siriana, ha introdotto dei visti accelerati per i siriani, aiutando molti di loro a trovare rifugio nel paese. Nel frattempo, si cominciano a vedere cittadini siriani anche tra le centinaia di richiedenti asilo che arrivano ogni mese in Nord e Sud America. La risposta dell’ UNHCR alla crisi in Siria si concentra principalmente sulla regione immediatamente circostante, dove le pressioni legate ai flussi migratori sono più acute. Tuttavia l’ Agenzia ha anche fatto appello ai paesi europei, dell’ America settentrionale, dell’ Asia e del Pacifico affinché attuino politiche di reinsediamento in modo da rendere disponibili 30.000 posti nel 2014 e 100.000 nel 2015 e nel 2016. L’ UNHCR chiede inoltre ai paesi di prendere in considerazione altre modalità per regolare gli ingressi, compresi il ricongiungimento familiare o la proroga dei visti per studenti e lavoratori.
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