Non è mai troppo tardi, soprattutto per smettere di fumare. Almeno questo dice la ricerca più attuale relativamente ai danni al nostro cervello. Se le vie aeree vengono infiammate, aumenta la produzione di muco e i polmoni cominciano a mostrare segni di sofferenza, uno studio dell’Università di Edimburgo, presentato alla Age UK’s Later Life Conference a Londra, ha dimostrato che abbandonare il vizio delle ‘bionde’ può invertire i danni al cervello – maggiormente ictus ed impoverimento delle funzioni proprie dell’organo, fino a demenza ed Alzheimer -. L’inversione di tendenza per la salute dell’organo principale del sistema nervoso centrale, è valida anche dopo i 70 anni d’età.
I ricercatori hanno spiegato che il fumo accelera il processo di “assottigliamento” dello strato esterno del cervello, cosa che di solito avviene quando si invecchia. Il danno riguarda una regione del cervello nota come corteccia cerebrale, responsabile di capacità fondamentali come la memoria, l’attenzione, il linguaggio e la consapevolezza. Lo studio suggerisce che, nei fumatori “leggeri”, i danni potrebbero essere invertiti già in un paio di settimane. Per i fumatori “pesanti”, quelli del pacchetto/die per 30 anni, ci vorrebbero una media di 25 anni per recuperare. Tuttavia, il processo di guarigione inizia non appena il fumatore smette. Questo studio, pubblicato anche sulla rivista Molecular Psychiatry, conferma le evidenze secondo le quali esiste un forte legame tra il fumo, il declino del cervello e l’aumento del rischio di demenza.
I ricercatori hanno analizzato le scansioni cerebrali di 500 donne e uomini con un’età media di 73 anni. La metà dei partecipanti era fumatore o ex, mentre la restante parte non ha mai conosciuto questo vizio. Ebbene, coloro che non hanno mai fumato tendevano ad avere una corteccia più spessa rispetto a quella dei fumatori. Anche coloro che hanno smesso hanno una corteccia più spessa rispetto ai fumatori incalliti. Non solo. Chi ha abbandonato le ‘bionde’ da più tempo ha mostrato una corteccia più spessa di coloro che hanno smesso solo di recente: è la conferma che i primi, i meno dipendenti dal tabagismo o più salutisti, hanno raggiunto già un grado di recupero superiore.
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