Triplicate in poco tempo le richieste di chi ricorre all’aiuto dell’esorcista per liberarsi dal diavolo. Gli ultimi dati relativi all’Italia parlano da soli: gli esperti del settore riferiscono di almeno mezzo milione l’anno di richieste del genere. Si tende naturalmente a distinguere i casi considerati di possessione diabolica da quelli legati a patologie psichiatriche.
Ma il fenomeno è in forte impennata. E questo, dice a Radio Vaticana Italia fra Benigno Palilla, dei Frati Minori Rinnovati ed esorcista palermitano di lungo corso, che ne spiega il motivo: “è cresciuta la quantità di persone pronte a recarsi dai maghi, dalle fattucchiere, da chi legge le carte ed i tarocchi. Così facendo si apre la porta al demonio. E alla possessione”.
Fra Benigno è un antesignano della formazione per i sacerdoti-esorcisti. E’ stato lui a far nascere a Palermo gli incontri di aggiornamento che oggi hanno la benedizione della Conferenza episcopale siciliana e che quest’anno si svolgono dal 21 al 24 febbraio. “Tocchiamo i temi più scottanti: dalle sette legate al satanismo fino a far raccontare a dei posseduti la loro storia di liberazione”, spiega don Benigno. La formazione permanente è fondamentale nella lotta contro il maligno. Fra Benigno lo sa: “Un esorcista autodidatta va incontro sicuramente a degli errori. Dirò di più: occorrerebbe anche un periodo di praticantato, come accade per molti professionisti”. Non basta, insomma, che il vescovo nomini un sacerdote al ministero esorcistico ma il neo-esorcista dovrebbe affiancarne uno esperto, per imparare sul campo. Per fra Benigno, anche nei seminari si dovrebbero accendere meglio i riflettori su questo ‘aumento’ dell’attività diabolica nel mondo. “Noi sacerdoti, molto spesso – spiega –, non sappiamo come affrontare i casi concreti che ci si presentano: nella preparazione al sacerdozio, di queste cose non se ne parla. E, di conseguenza, manca una vera evangelizzazione. In fondo, gli indemoniati sono le periferie esistenziali verso le quali ci spinge Papa Francesco. Sono persone che soffrono molto e, purtroppo, non sono inserite nell’anagrafe della Chiesa”.
Sono meno di mezzo migliaio gli esorcisti nel mondo, ai quali si aggiungono poco più di 120 ausiliari e un numero imprecisato che non rientra tra i soci dell’Associazione internazionale degli esorcisti (Aie), unico ente in materia riconosciuto dal Vaticano. In Italia operano 240 esorcisti e 62 ausiliari (dati 2016) che devono fare i conti con una domanda crescente a causa del propagarsi dell’occultismo e del satanismo. Hanno un “patentino” che dura cinque anni, rinnovabile oppure valido solo per un certo numero di casi. L’esorcismo è un sacramentale, ossia un rito cattolico con particolari effetti a livello spirituale. Gli “strumenti del mestiere” sono la stola viola, il crocifisso, l’acqua benedetta e il “Rito degli esorcismi e preghiere per circostanze particolari” (la versione italiana del De Exorcismis et supplicationibus quibusdam di papa Giovanni Paolo II).
Sul fronte della formazione e della conoscenza scende in campo a Roma anche l’Istituto Sacerdos dell’Ateneo Regina Apostolorum con un corso internazionale, il primo al mondo, su esorcismo e preghiera di liberazione, il cui obiettivo “è quello di offrire una riflessione ricca ed articolata su un argomento a volte sottaciuto e controverso”. Dal 16 al 21 aprile si alterneranno esperti del settore. Tra i relatori ci sarà anche padre Cesare Truqui, allievo prediletto di padre Gabriele Amorth, secondo cui “la lotta contro il maligno, cominciata all’origine del mondo, è destinata a durare fino alla fine del mondo. Ma oggi siamo ad una fase cruciale della storia: molti cristiani non credono più alla sua esistenza, vengono nominati pochi esorcisti e non ci sono più giovani preti disposti ad imparare la dottrina e la pratica di liberazione delle anime”.
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