“Non c’è nessun hacker. Questo è stato un dossier ‘manipolato’ dallo stesso sindaco“. Colpo di scena nella spy story riguardante le multe prese dalla Panda rossa del sindaco di Roma Capitaletra la fine di giugno e la fine di luglio di quest’anno. E’ Andrea Augello ad aggiornare il giornalisti presenti alla conferenza stampa indetta in tarda mattinata, sul caso da lui stesso sollevato, riguardante le 8 contravvenzioni fatte ad Ignazio Marino per essere entrato in Ztl senza autorizzazione. Il senatore Ncd, mostrando stampate della ricerca nel database dei permessi Ztl, smaschera l’ex ‘mago’ dei trapianti ed annuncia ai presenti:
“Abbiamo ritrovato il permesso del sindaco e sappiamo chi ha elaborato il dossier falso. È il sindaco di Roma, Ignazio Marino. Non c’è nessun hacker”. “Nella sostanza – ha spiegato Augello – non c’è nessuna manipolazione, basta digitare il codice giusto e ricompare il permesso del sindaco. Sembra un film di Totò o di Alberto Sordi. Creare un grande rumore per non far vedere la mano con cui si fa il trucco. E allora: siamo di fronte a un piccolo truffatore o a Mr. Bean? In entrambi i casi non si è all’altezza di guidare questa città: si deve dimettere”.
Il capogruppo di Ncd in Campidoglio, Roberto Cantiani, ha annunciato che “giovedì verrà presentata una mozione di sfiducia elencando tutti quei traguardi che Roma in un anno e mezzo ha perso”.
La dimensione dello psicodramma romano passa per i rumors che avrebbero visto prossimo alle dimissioni Luigi Fucito, capo di Gabinetto del Sindaco, la cui uscita di scena avrebbe aiutato l’amministrazione ad andare oltre l’impasse generato dalla vicenda multe. Rumors rientrati quando lo stesso Fucito ha dichiarato, laconicamente, “non saprei” visto che “non c’è nessun coinvolgimento del Gabinetto”, ma non bastati a chiudere la partita, tanto da costringere Marino a dribblare i cronisti che lo attendevano all’uscita di palazzo Valentini, al termine dei lavori del Consiglio della città Metropolitana, abbandonando anche la sua famosa bicicletta a favore di un’auto di servizio, per partecipare alla riunione con la maggioranza convocata a Palazzo Senatorio.
E mentre l’intellighenzia della maggioranza romana era in conclave in Campidoglio, il vice segretario del Pd romano, Luciano Nobili, ha sostenuto ai microfoni di Giuseppe Cruciani che Marino avrebbe dovuto pagare le multe e non sarebbe successo nulla.
Alle 21.30, la nota di congiunta dei capigruppo di maggioranza Massimo Caprari (Centro democratico), Luca Giansanti (Lista civica Marino), Gianluca Peciola (Sinistra, ecologia e libertà) e Giulia Tempesta (Partito democratico) insieme al presidente dell’Assemblea capitolina, Mirko Coratti, e al coordinatore della maggioranza, Fabrizio Panecaldo, riduce il “sindaco di Roma” a “bersaglio di un attacco politico a fronte di una mera dimenticanza amministrativa degli uffici competenti, nel processo di rinnovo del permesso di accesso allo ztl”.
Capigruppo e coordinatore, si legge ancora, “respingono con forza e decisione il tentativo della destra di sminuire il nuovo corso impresso dal sindaco Marino all’insegna della trasparenza e della difesa degli interessi di Roma e dei romani. Saranno le autorità competenti ad accertare ogni eventuale responsabilità su quanto accaduto”.
La levata di scudi, comunque arrivata, giunge dopo ore di silenzi da parte dei partiti che sostengono il sindaco. Senza entrare nel merito della solidità della difesa al primo cittadino, che all’attacco informatico ha aggiunto una inattesa “dimenticanza amministrativa”, appare chiaro come la vicenda accessi non autorizzati in Ztl non aiuti la sinistra già provata dai numeri del sondaggio Swg di qualche settimana fa, costati a Francesco D’Ausilio la poltrona di capogruppo del Pd.
Sinistra di governo cittadino che, in ogni caso, deve essere giudicata per ciò che fa. A stabilirlo lo stesso premier Matteo Renzi a Porta a Porta: “Il principio è che un sindaco deve essere giudicato per quello che fa. Non conosco la vicenda, ho letto come voi”. Una puntualizzazione, in tardissima serata, che comunque non mette la parola fine alla vicenda.
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