Non fraintendiamoci, le condizioni stavolta erano diverse rispetto al campionato 2009/10, quando la Lazio assecondò supina gli umori della sua tifoseria e si consegnò senza batter ciglio all’Inter, impegnata nello sprint scudetto con la Roma. Ora, al rush finale manca ancora molto e la Juve sembrava già a distanza di scurezza. Perciò, nell’anticipo di sabato, i biancocelesti hanno profuso il massimo degli sforzi e costretto all’1-1 la capolista. Brava, poi, la Roma ad approfittare del mancato tredicesimo successo consecutivo dei bianconeri, andando a sbancare con un perentorio 3-1 il non semplice campo del Verona, fin qui autentica rivelazione del campionato anche se da qualche domenica in vistoso affanno.
Iniziamo da Lazio-Juve: partita sotto ritmo nei minuti iniziali, soprattutto data la prudenza di Reja che non aveva alcuna intenzione di esporre il pacchetto difensivo alle folate dei campioni d’Italia. Però, un episodio era chiaro preludio di quel che sarebbe accaduto di lì a breve: pasticcio di Buffon e Klose che per un nonnulla non ne approfitta. La situazione si ripeterà poco dopo e, stavolta, sul goffo tentativo di aggirare il “Kaiser” con un improvvido tacco, il portierone della nazionale agganciava il tedesco per il netto rigore e conseguente rosso: gol di Candreva (infallibile dagli 11 metri) e Juve in 10. E, giù come piovesse, illazioni sulle ultime di gossip che vorrebbero Gigi in crisi con la Seredova (Ilaria D’Amico sarebbe l’indiziato diavolo tentatore a sentire i tamtam mediatici). A questo punto, la Lazio avrebbe la partita tatticamente in mano ma è la Juve a rialzare prepotentemente la testa. Finchè la testa non ce la mette davvero per l’1-1 conclusivo il sempre più provvidenziale Llorente con uno splendido avvitamento. Di lì in poi, altre iniziative pericolose di una squadra veramente encomiabile per carattere ma la Lazio riesce dal guscio e, nel finale, le occasioni più clamorose sono proprio di marca biancoceleste con una traversa clamorosa di Klose (strepitoso, però, Storari ad alzare la botta sicura) e con il palo del neo entrato Keita che, forse, mister Reja farebbe bene a considerare un po’ di più. Morale: un 1-1 che dimostra, al contempo, la grande forza mentale della Juve ma anche la rinnovata fiducia laziale. Con un po’ più di coraggio, dopo l’1-0, si sarebbe potuto fare. Ma, intanto, la difesa tiene molto meglio. Anche senza Marchetti (escluso perché visto “pallido” da Reja. Qualcosa non quadra).
La Roma, nel lunch match domenicale, si è invece imposta al Bentegodi tornando ad una vittoria esterna che mancava da Udine. Bruttino da ambo i lati il primo tempo ma sono i giallorossi a condurre la manovra e il gol di Ljajic quando si era prossimi all’intervallo è stato una mannaia. Ottimo, comunque, l’assist di Gervinho. Pronta la reazione dei gialloblu che pareggiavano subito al rientro con Hallfredsson ma la partita degli scaligeri finiva qui. Poi, solo Roma con un Gervinho incontenibile che siglava il 2-1 e a mettere il lucchetto sui tre punti un rigore su Torosidis che, in franchezza, ha visto solo Mazzoleni. Totti per il 3-1.
Adesso, il distacco dalla Juve è sceso a sei lunghezze mentre perde ulteriore terreno il Napoli, incapace di andare oltre l’1-1 interno con il Chievo.
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