Un autobus distrutto, tredici studentesse morte, tra cui sette italiane, e nessun colpevole. Non è colpevole la società che possedeva mezzi che viaggiavano in piena notte, con tutti i rischi che ciò comporta, riportando a Barcellona i 57 ragazzi del programma Erasmus dopo una gita a Valencia per assistere alla Notte dei Fuochi della Fiesta de Las Fallas. E non è colpevole neanche l’autista che si è addormentato alla guida e che ha ammesso, subito dopo la tragedia, di aver avuto un “colpo di sonno” per poi trincerarsi dietro al silenzio.
Ma chi pensa in una sentenza ingiusta del Tribunale è in errore perchè il caso, in aula non ci è nemmeno arrivato. «Viste le risultanze delle investigazioni non si ravvisa una responsabilità così grave da essere punita penalmente». La ha stabilito la giudice spagnola Amposta Gloria Granell Rul, alla sua prima sentenza in corte penale.
Archiviata l’accusa di omicidio colposo per il sessantaduenne dipendente della Autocares Alejandro e l’unico nome presente nel registro degli indagati viene cancellato senza neanche venire ascoltato dal giudice Granell Rull che avrebbe dovuto interrogare domani mattina.
«Come si può archiviare un’indagine penale su un incidente stradale con tredici vittime in cui l’autista del bus ha ammesso di essersi addormentato?», si domanda Paolo Bonello, padre di Francesca, una delle sette ragazze. «Un duro colpo per i nostri assistiti hanno aggiunto i legali italiani che assistono i familiari – Si nega l’accertamento della verità».
L’autista non era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o in stato di ebrezza e non è stato registrato nessun guasto meccanico. Escluso dal giudice anche il malore improvviso, l’eccesso di velocità e mettersi alla guida di un mezzo troppo stanco per guidare evidentemente non è da annoverarsi come una distrazione del conducente. Eppure, tredici ragazze sono morte. Tredici studentesse tra i 19 e 25 anni non vedranno mai i loro sogni realizzati. I genitori di Francesca Bonello, Serena Saracino, Valentina Gallo, Elena Maestrini, Elisa Valent, Lucrezia Borghi ed Elisa Scarascia Mugnozza, due ragazze tedesche, una rumena, una dell’Uzbekistan, una francese e una austriaca, non proveranno mai la gioia di vederle diventare adulte.
«Si tratta di una decisione molto grave — ha replicato l’avvocato Christian Maiolo che assiste in Spagna le famiglie delle vittime — Una decisione presa senza portare a termine l’istruttoria e senza che nessuno abbia chiesto l’archiviazione, né le difese né il pm. Non è stato sentito neppure l’indagato».
In questa istruttoria dove evidentemente non si è andato per il sottile, chi si è dimostrata essere più zelante è stata la compagnia di assicurazioni della società del pullman, che ha ridotto del 25% l’indenizzo alle famiglie perchè le ragazze non portavano le cinture di sicurezza.
Ma per ora non sono arrivati neanche quei 52 mila euro disposti per ogni vittima. «Stiamo ancora aspettando gli acconti che dovevano essere versati ad Amposta», ha ricordato l’avvocato Cesare Perosa.
«Siamo stupefatti e nuovamente sotto choc», ha commentato Alessandro Saracino, padre di Serena, una delle studentesse morte nell’incidente. «Ci riserviamo di procedere legalmente in tutte le sedi competenti e chiederemo all’Unione Europea di prendere posizione sulla vicenda».
Per ora però, l’unico procedimento che rimane aperto è quello civile ma resta da sapere in che termini verrà portata avanti l’iter processuale.
P.M.
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