Avrebbe compiuto dieci anni tra due mesi e avrebbe fatto la prima comunione, per la quale stava frequentando il catechismo, il prossimo anno. Da pochi giorni si era chiusa la scuola e anche per lei erano terminate le lezioni, quelle della IV elementare. Ma per Maria Ungureanu, la bimba trovata morta nella piscina di un casale in provincia di Benevento nella notte tra domenica e lunedì scorso, non ci sarà più né compleanno, né l’incontro con Gesù nel sacramento dell’Eucaristia, né l’ultimo anno della scuola primaria. Questo, perché un ragazzo di 21 anni, rumeno come la vittima e la sua famiglia, ha deciso nel giorno della festa del patrono di San Salvatore Telesino, che darle un passaggio in macchina fino alla chiesa per seguire la processione fosse per lui l’occasione di valutare quanto può essere ‘donna’ una bambina di quasi dieci anni e soddisfare con lei le sue ‘necessità’ di uomo.
Maria, violentata e uccisa mentre un paesino di 4000 anime era in festa, è dunque l’ennesimo, ultimo agnello sacrificale di una società malata dove se ha sempre meno significato il rispetto del prossimo, in genere, ancora meno ne viene riservato ai bambini, vittime – come dimostrano anche i dati più recenti (una ricerca sugli abusi, presentata proprio nel giorno in cui si è avuta la conferma che la bimba trovata in piscina è stata prima stuprata poi uccisa, che ha interessato nel periodo 2013-2014 45 Comuni campani (il 12% delle amministrazioni locali) e 31 Ambiti territoriali (il 60% di tutti gli Ambiti) campani, ha mostrato che per lo più a essere vittime sono minori in età preadolescenziale, pari all’80%; nell’87% dei casi si tratta di bambine tra i 6 e i 10 anni) – di violenze, sia fisiche che psicologiche, sia in casa che fuori.
Figlia unica di una coppia di lavoratori, lei badante lui operaio, giunti nel beneventano due anni fa dove vive una comunità di circa 400 rumeni, Maria, “una bambina bellissima, educata, che si faceva voler bene da tutti e che frequentava con assiduità la parrocchia”, come la ricordano in paese, faceva la chierichetta ed era conosciuta da tutti. Era la gioia di mamma Andrea che l’aveva concepita quando aveva 18 anni e di papà Mario, 35 anni.
“Non ci posso credere, ce l’ho sempre davanti ai miei occhi”: la mamma di Maria continua a ripeterlo dieci, cento, mille volte a chi le si stringe accanto per tentare di alleviare il suo terribile dolore. Anche per Mario, il papà, la rassegnazione sarà molto difficile. Quando gli dicono, che c’è un giovane di 21 anni, indagato, alle decine di amici che gli sono vicini esprime la sua convinzione: è lui il colpevole. Ora chiede “una giustizia rapida” e dice di credere in quella italiana. “Credo nella giustizia italiana: se volessi farmi giustizia da solo finirei in galera lasciando sola mia moglie” aggiunge ricordando Maria e il suo sorriso che – dice – quando “tornavo a casa la sera mi riempiva di gioia e mi faceva passare ogni dolore”.
“Una disgrazia, un dramma, che tocca il cuore non solo dei cittadini di San Salvatore ma di tutti”, dice il sindaco del paese, annunciando che il giorno dei funerali in paese sarà proclamato il lutto cittadino “per esprimere il dolore, la solidarietà e l’affetto di tutta la comunità a questa famiglia distrutta dal dolore”.
Sindaco e associazioni di San Salvatore Telesino decideranno oggi col parroco iniziative in ricordo della vittima.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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