“Se potessi avere mille euro al mese”. Non è il nuovo motivo, con valuta corrente, nato sulla falsariga del più noto ritornello “Se potessi avere mille lire al mese …”, scritto degli anni ’40 quando mille lire simboleggiavano uno stipendio in grado di garantire un’esistenza più che dignitosa. Oggi sono i nostri pensionati a sognarlo, quel 44% (quasi un pensionato su due) che mensilmente riceve un assegno inferiore ai mille euro e che non sa davvero come sbarcare il lunario. E c’è anche chi sta peggio: il 13,3%, ovvero uno su tre, incassa dallo Stato meno di 500 euro.
Eppure nel 2011, secondo i dati previdenziali resi noti dall’Istat, la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche, pari a 265,963 miliardi di euro, è aumentata del 2,9% rispetto all’anno precedente, mentre la sua incidenza sul Pil è cresciuta di 0,2 punti percentuali (16,85% contro il 16,66% del 2010). E ancora, i 16,7 milioni di pensionati (38mila in meno rispetto al 2010) percepisce (tenuto conto che, in alcuni casi, uno stesso pensionato può contare anche su più di una pensione) 15.957 euro all’anno, 486 euro in più del 2010. Il 23,1%, però, riceve tra 1.000 e 1.500 euro al mese, mentre il 32,8% ne incassa di più.
A star peggio come al solito sono le donne che nel 2011 rappresentavano il 52,9% dei pensionati e percepivano assegni di importo medio pari a 13.228 euro, (contro i 19.022 euro degli uomini, mentre oltre la metà di loro (53,4%) riceveva meno di mille euro al mese, a fronte di circa un terzo (33,6%) degli uomini.
In particolare, le pensioni di vecchiaia assorbono il 71,6% della spesa pensionistica totale, quelle ai superstiti il 14,7%, quelle di invalidità il 4,2%; le pensioni assistenziali pesano per il 7,9% e le indennitarie per l’1,7%. Il 47,9% delle pensioni è erogato al Nord, il 20,5% nelle regioni del Centro e il restante 31,6% nel Mezzogiorno. Il 67,4% dei pensionati è titolare di una sola pensione, il 24,8% ne percepisce due e il 6,5% tre; il restante 1,4% è titolare di quattro o più pensioni. Due anni fa, in Italia, c’erano 71 pensionati ogni 100 occupati con un picco nel Mezzogiorno di 82 pensionati ogni 100 occupati. A livello nazionale, tra il 2001 e il 2006 il rapporto di dipendenza è diminuito, passando da 74 a 70 pensionati ogni 100 occupati, si è mantenuto costante nei successivi due anni ed è salito a 71 nell’ultimo triennio.
Preoccupano i dati forniti dall’Istituto di statistica. Inoltre, secondo quanto denuncia la Cgil:”la condizione dei pensionati purtroppo è destinata a peggiorare ulteriormente perché su di loro pesano il fortissimo prelievo fiscale e l’iniquo blocco della rivalutazione annuale delle pensioni introdotto con la riforma Fornero”. “La crescita della spesa previdenziale è solo apparente poiché, in realtà, la spesa previdenziale pura è diminuita ma in Italia si continua a non separarla da quella assistenziale”, fa rilevare il segretario confederale della Uil Domenico Proietti. E la Cia, la confederazione degli agricoltori ricorda che “nelle campagne si vivono le situazioni più difficili: se in Italia quasi un pensionato su due vive con meno di 1.000 euro al mese, nelle aree rurali la media percepita si abbassa notevolmente, ed è proprio qui che si registra la massima concentrazione di pensioni minime, inferiori alla soglia di 500 euro mensili”.
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