Slittano i pagamenti per i Comuni che non hanno indicato l’aliquota.
La data da segnare sul calendario è quella di venerdì 23 maggio, giornata entro la quale i Comuni italiani dovranno – o meglio, avrebbero dovuto – fissare l’aliquota sulla Tasi, l’imposta sui servizi indivisibili che, e a questo punto il condizionale è d’obbligo, si dovrebbe pagare entro il 16 giugno. Tutto invece slitterà a settembre, almeno per la maggioranza del Comuni, circa il 90 per cento, in ritardo con la definizione delle aliquote stesse.
Un pasticcio al quale Governo e Comuni hanno posto rimedio soltanto dopo l’incontro tecnico al ministero dell’Economia. Una soluzione ecumenica che prevede proprio lo slittamento al prossimo settembre del pagamento della prima rata dell’imposta per tutti quei Comuni che non hanno approvato la delibera con la quale si determinano le aliquote entro, appunto, venerdì prossimo. Nulla cambia invece per i residenti del 10 per cento restante dei Comuni che hanno rispettato le tempistiche, che pagheranno la prima parte dell’imposta entro il 16 giugno prossimo.
La decisione dello slittamento è arrivata alla fine di un lungo tira e molla tra Governo e Anci. I tecnici del Mef hanno infatti accolto le richieste avanzate – e sostenute – dai comuni stessi.
Si attende, ora, solo la formalizzazione della norma in un decreto, ad hoc o all’interno di un testo più ampio, che – per forza di cose – dovrà essere all’ordine del giorno dell’agenda del Consiglio dei Ministri in brevissimo tempo.
Soddisfazione da parte dei Comuni. Il presidente dell’Anci, Piero Fassino ritiene che questa sia “la proposta più ragionevole” in quanto “consente ai Comuni che hanno già deliberato le aliquote di dare corso alla riscossione del tributo secondo il calendario previsto dalla legge, e a chi invece non ha potuto deliberare le aliquote consente di farlo entro luglio per poi incassare successivamente entro ottobre”.
Il ministro Boschi, nel ribadire come “la Tasi non l’ha introdotta questo governo” osserva che “i Comuni sono arrivati un po’ lunghi con i tempi, lo sapevano da mesi della scadenza, probabilmente c’é il fatto che molti vanno alle elezioni e hanno deciso di lasciare il calcolo delle aliquote alle nuove giunte”.
Chi starebbe invece vagliando “possibili azioni legali da intraprendere nei confronti dello Stato contro una misura ingiusta che crea disparità di trattamento tra cittadini per cause imputabili unicamente alla pubblica amministrazione” è il Codacons. La decisione di diversificare i pagamenti della Tasi creerebbe, secondo l’associazione “evidenti disparita’ di trattamento tra cittadini” violando la Costituzione.
Critica anche Unimpresa. Per il presidente Paolo Longobardi “lo slittamento del termine per il versamento da giugno a settembre, infatti, potrebbe generare incertezza sugli importi da versare nelle casse comunali”. Uno slittamento che, peraltro, “ha impatto sulle casse comunali, con una fetta rilevante di gettito che verrebbe incassata con tre mesi di ritardo sull’agenda standard: un rinvio che inevitabilmente costringerebbe i sindaci a selezionare i pagamenti, facendo slittare gioco forza quelli sulle imprese fornitrici o con contratti di appalto in corso”.
Questo rischio però si dovrebbe scongiurare con le compensazioni che i Comuni che non hanno deliberato le aliquote riceveranno dal Tesoro. Sempre Piero Fassino precisa che “ci sarà una anticipazione delle cifre che avrebbero dovuto introiettare, salvo che poi i comuni restituiranno questa anticipazione al momento dell’incasso del tributo”.
“Bisogna vedere ancora – prosegue – quanti sono i comuni che non hanno deliberato e che quindi si avvarranno della proroga”. Questo dato, tuttavia, si avrà comunque solo alla fine di maggio.
Intanto, stando a un rapporto della Uil, si profilerebbe il rischio di una applicazione differente dell’imposta da comune a comune, generando “8.092 applicazioni diverse della Tasi” con il rischio di avere “oltre 75 mila combinazioni differenti di applicazione dell’imposta. Infatti, oltre che aliquote differenziate tra prime case e altri immobili, c’è la variante delle detrazioni”.
“La nuova imposta porterà delle amare sorprese per gli italiani. Infatti – osserva il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy – tra Tasi, Tari e addizionali Comunali si rischia di neutralizzare il bonus Irpef o peggio come nel caso dei pensionati, esclusi dal bonus fiscale, il rischio è di peggiorare ulteriormente la situazione economica, aumentando il carico fiscale complessivo”.
Le prime proiezioni del sindacato stimano che su 32 città capoluogo che hanno deliberato la Tasi, tra le quali Genova, La Spezia, Mantova, Milano e Palermo, l’imposta è più alta dell’Imu pagata nel 2012 nel 37,5% dei casi. In ogni caso il totale delle città oggetto del campione “la media è di 240 euro a famiglia, a fronte dei 267 euro pagati nel 2012 con l’Imu”.
“La Tasi – ha aggiunto Loy – penalizza quei Comuni virtuosi con l’Imu, che avevano scelto l’aliquota base del 4 per mille o come Mantova che aveva scelto un’aliquota minore rispetto a quella base”.
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