Ridurre la tassazione sul profitto dal 31,4% al 24% nel 2017. L’obiettivo lo ha fissato il premier Renzi che, illustrando le misure per la riduzione della pressione fiscale, ha confrontato il peso del “combinato Ires Irap” con le imposte equivalenti degli altri paesi europei. “La Germania è al 30, la Francia più o meno, la spagna è al 25. Noi vogliamo andare un gradino sotto”.
Renzi ha spiegato che complessivamente l’Italia mira a vedere ridotta la pressione fiscale di 50 miliardi di euro in 5 anni. “Tutto il lavoro sul fisco – ha spiegato incontrando gli ambasciatori italiani alla Farnesina – avrà luogo contemporaneamente al calare della curva del debito pubblico italiano”.
Una agenda se non altro ambiziosa, quella del premier che ha dettato i tempi di questo consistente allentamento fiscale: “10 miliardi nel 2015 dal bonus di 80 euro alla fascia più debole della popolazione, 5 miliardi dall’eliminazione della componente lavoro dall’Irap; nel 2016 l’abolizione di Tasi e Imu, dal valore di circa 5 miliardi; nel quarto e quinto anno torneremo a investire, nel 2017 sulla riduzione del costo per le imprese dal combinato Ires e Irap e nel 2018 intervento sugli scaglioni Irpef e le pensioni”.
Il prezzo della riduzione, per quanto questa possa essere innegabilmente interessante, non sembra essere stato ancora chiaramente delineato. Soprattutto, le coperture finanziarie non sembrano affatto essere così scontate.
L’impatto delle riduzioni delle imposte centrali si trasforma, nemmeno troppo secondariamente, in tagli dei trasferimenti agli enti locali. Le voci di spesa più consistenti sono sulla sanità, già sotto la lente di una importante rimodulazione della spesa che si è tradotta, nel 2015, in un mancato aumento del fondo.
“Intendiamo investire per dimostrare che l’Italia non è più il Paese delle tasse”, ha aggiunto Renzi riferendosi al pacchetto di misure per ridurre la pressione fiscale, ribadendo che “dal 2016 la curva debito torna a scendere”.
Dura Forza Italia. Su Twitter, Renato Brunetta, capogruppo forzista alla Camera, scrive “Bravo, bene, bluff: la nuova promessa di Matteo Renzi sulle tasse alle imprese”. Per il deputato Alberto Giorgetti “occorrerebbe indicare quali sono le coperture delle singole voci di un piano che ogni giorno si arricchisce di un nuovo tassello altrimenti si tratta di una bufala estiva”. Per Maurizio Gasparri Renzi dovrebbe risparmiare “il libro dei sogni. È un’offesa all’intelligenza degli italiani”.
Dalle colonne del Sole 24 Ore, Francesco Boccia ribadisce che “abbassare le tasse per il nostro Paese è una priorità, siamo tra i Paesi europei con la pressione fiscale tra le più alte e la meno sopportabile, perché non coincide con i servizi che vengono erogati ai cittadini”.
Saluta con favore l’ipotesi di una riduzione delle imposte sui profitti anche Confindustria, che condivide l’idea della detassazione. Un passaggio, questo, che potrebbe cementificare la lentissima ripresa che alcuni indicatori economici stanno fotografando. Ora resta da identificare, con chiarezza, le coperture economiche. Che al momento, sulla carta, sembra vengano fatte quadrare con lotta all’evasione e contrasto all’elusione. Un po’ troppo generico, per un piano da oltre 10 zeri.
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