Papa Francesco resta nel mirino dei jihadisti. L’allarme questa volta arriva anche dall’intelligence israeliana. Due, in particolare, le giornate critiche: il 25 dicembre e il 1° gennaio. L’Isis sarebbe pronto a tutto pur di colpirlo nei due giorni, forse, più impensabili, poiché i più ovvi, quelli dall’altissimo valore simbolico. Gli 007 di Tel Aviv hanno comunicato ai nostri servizi di sicurezza di aver raccolto informazioni realistiche sul rischio di attentati in Italia, in particolare al Pontefice.
Si tratta di un rapporto top secret, del quale però sono trapelate informazioni di cui dà conto il quotidiano Il Tempo.
Dunque, l’Italia sarebbe il prossimo obiettivo dello Stato islamico, e più fonti sottolineano come in particolare il Papa sarebbe il bersaglio di alcuni piani terroristici che potrebbero essere concretizzati proprio nelle date in cui la Chiesa cattolica ricorda con gioia la nascita del Salvatore e, otto giorni dopo Natale, festeggia Maria Santissima Madre di Dio. Nel documento fornito dall’intelligence isreliana all’Italia sarebbero indicati anche alcuni elementi radicalizzati sul nostro territorio, da tenere sotto strettissima osservazione.
Il comportamento di Papa Bergoglio finora non ha fatto trapelare alcuna preoccupazione riguardo a possibili attentati alla sua persona. Anzi, proprio per sdrammatizzare, mentre si trovava in Africa luogo indicato come eventuale scelta dell’Isis, per aprire in anticipo sulla data dell’8 dicembre la prima Porta Santa, a Bangui, Francesco aveva confessato ai giornalisti di temere piuttosto qualche attacco delle zanzare che in quel continente sono portatrici della malaria. Le sue parole sono state interpretate, a ragione, come la sfida di un Pontefice che spera nella forza del dialogo, anche con parole che possono essere fraintese.
Il pericolo di un’altra strage dell’Isis esiste, e riguarda come si è visto anche il Vaticano. Fino a qualche mese fa, i collaboratori lo apostrofavano scherzosamente: «Santo Padre, ancora non l’hanno ammazzata oggi?». Ormai, però, dopo i tragici fatti accaduti nella vicina terra dei cugini francesi, non c’è da scherzare e prova ne è lo sbarramento di metal detector predisposto all’ingresso al colonnato del Bernini in piazza San Pietro. I mesi del Giubileo non vedranno probabilmente quell’affluenza di milioni di pellegrini che era stata prevista. La paura infatti ha già diradato, sia pur di poco, il numero dei fedeli in piazza, mentre l’idea del Giubileo diffuso, con porte sante sparse per il mondo, incentiva le persone a celebrare l’Anno Santo nel luogo più vicino e optare per Roma solo in seconda battuta. Ciò non toglie però che saremo sicuramente costretti ad accettare la militarizzazione della Capitale, con maggior riguardo alle strade limitrofe a San Pietro, per quasi tutto il 2016. Sempre sperando nella infondatezza di quelle che al momento sono solo ipotesi di un dei servizi segreti più attendibili, il Mossad.
A.B.
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