Per debellare la minaccia dell’ISIS bisogna “dare priorità assoluta al dossier Libia, che rischia di essere la maggiore emergenza”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi a Parigi dopo un incontro con il presidente della Repubblica francese François Hollande.
Se si vuole sconfiggere il Califfato e il “disegno atroce che esso rappresenta”, Renzi è convinto che serva una “coalizione semapre più ampia”. Il primo ministro ha ricordato che le forze armate italiane sono impegnate in diversi teatri nel mondo, spesso accanto a quelle francesi: “Penso al Libano ma non solo, anche all’Iraq, Siria, Afghanistan, Kosovo e Africa”.
Il presidente del Consiglio ha proposto di discutere della Libia al tavolo dei negoziati in corso a Vienna, aperti per cercare una soluzione congiunta alla crisi siriana.
Intanto Renzi ha ripetuto la proposta, già avanzata a Roma nei giorni scorsi, di stanziare un miliardo di euro per iniziative di prevenzione e sicurezza più un altro miliardo per la cultura. Secondo lui la risposta più efficace al terrorismo sarà quella culturale, non quella militare: “I nostri valori sono più importanti della loro barbarie”.
Hollande aveva aperto la conferenza stampa congiunta all’Eliseo ricordando Valeria Solesin e le altre vittime degli attacchi di venerdì 13 novembre: un attentato “non solo contro la Francia e contro l’Europa, ma contro l’umanità”, come lo ha definito Renzi, tanto che anche in Italia “abbiamo sentito il dolore di questa nazione come il nostro dolore”.
Il primo ministro ha toccato anche l’argomento dei rifugiati: “Abbiamo bisogno di avere un accordo globale con la Turchia, che può essere davvero significativo nella costruzione di un diverso livello di accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo”.
Dopo l’incontro e la conferenza stampa, Hollande, che nei giorni scorsi ha incontrato il presidente USA Barack Obama e la cancelliera federale tedesca Angela Merkel, è volato a Mosca per discutere di misure antiterrorismo e lotta all’ISIS con il presidente Vladimir Putin.
Temi e posizioni sono simili a quelli richiamati dal presidente del Senato Piero Grasso davanti all’Assemblea parlamentare NATO del gruppo speciale Mediterraneo e Medio Oriente, oggi a Firenze.
“Per sconfiggere lo Stato islamico e il terrorismo non basterà l’intervento militare – ha detto Grasso – ma serviranno almeno tre linee d’azione”: “Rafforzare il governo in Iraq”, “mettere fine alla guerra civile in Siria” e “rigettare la logica dello scontro di civiltà”. I jihadisti sono prima di tutto un’organizzazione criminale, e andranno combattuti con lo stesso “armamentario giuridico e operativo sviluppato per colpire la criminalità organizzata transnazionale”. Per questo, prima di tutto bisognerà “rafforzare la cooperazione giudiziaria, investigativa e informativa”.
Grasso ha accusato gli Stati di “non avere saputo predisporre credibili strategie e politiche comuni” per “risparmiare morti, sofferenza, crisi economica, instabilità”, e ha denunciato “gravi errori di calcolo di chi ha sostenuto milizie di vario genere perdendone spesso il controllo”.
“Penso – ha proseguito – che stabilire un nesso fra la sicurezza dei cittadini e l’arrivo dei profughi sia un errore inaccettabile: i giovani terroristi a Parigi erano purtroppo cittadini europei”. “Accogliere le persone incolpevoli che fuggono da guerre e persecuzioni”, quindi, diventa un “dovere morale e giuridico”: una delle espressioni della “nostra comune responsabilità” di “proteggere la vita e la serenità dei cittadini”, “combattendo la barbarie” con strumenti culturali e istituzionali – Stato di diritto, democrazia, diplomazia, multilateralismo – e assicurando la protezione dei diritti e delle libertà “di ogni persona, che sia cittadino, residente, ospite, profugo o migrante”.
Filippo M. Ragusa
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