Lo avevano torturato a lungo, per oltre tre ore, minacciato di tagliargli un dito e di dargli fuoco. Ora, però, per i componenti della banda criminale, tutti minorenni, che lo scorso 9 novembre hanno sequestrato il 15enne di Varese che si era rifiutato di consegnare il suo compagno di banco nelle mani di quei giovanissimi delinquenti, creditori nei suoi confronti per qualche dose di droga, si sono spalancate le porte del carcere. Così ha stabilito la Procura dei Minori di Milano che ha chiesto e ottenuto per loro la misura cautelare.
Oggi, tutti i quattro componenti della gang sono in cella al Beccaria a Milano. Le ordinanze nei confronti dei ragazzini, alunni della scuola media inferiore, sono state firmate dal gip del tribunale dei Minorenni su richiesta della Procura e sono state eseguite oggi dalla Squadra mobile. Il quarto minorenne è stato portato in carcere questa mattina (era stato fermato martedì scorso) in quanto è stato accertato, come si legge in una nota della Procura della Repubblica dei Minori di Milano, “un concreto pericolo di fuga”.
Ièpresunti “autori dei gravissimi fatti” dei giorni scorsi, frequentano o l’ultimo anno delle medie (due non hanno ancora quattordici anni) o il primo anno di scuola superiore. Per tutti le accuse, oltre alla tortura, sono sequestro di persona aggravato, lesioni personali aggravate e rapina aggravata. Sotto sequestro sarebbero finiti anche dei video girati dalla baby gang durante lo oltre tre ore da incubo vissute dalla vittima. Video che, forse, avrebbero dovuto essere un’assicurazione per i sequestratori: la vittima sarebbe stata minacciata in questo senso. «Se parli li pubblichiamo su Instagram». Di fatto quelle immagini sono diventate una prova che incastra i quattro ragazzini oggetto di indagine. Dei video n rete non c’è traccia, ma la vittima è stata tortura sotto il profilo psicologico con la minaccia dell’umiliazione sul web anche a giorni di distanza dal fatto. Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Varese e coordinate dal procuratore minorile Ciro Cascone e dal pm Sabrina Ditaranto hanno accertato che il 15enne preso di mira “da pochi giorni in grado di riferire quanto subito”, lo scorso 9 novembre fu avvicinato dai quattro coetanei davanti alla scuola media Anna Frank e portato in un box poco distante: lì il ragazzino, che si è rifiutato di dare indicazioni alla banda per rintracciare l’amico, è rimasto “rinchiuso per circa tre ore e mezzo (…) è stato sottoposto a percosse, minacce e sevizie” e gli è pure stato preso il cellulare e strappato un orecchino che indossava. La liberazione “è stata decisa solo a fronte di ulteriori percosse e reiterate promesse di silenzio”.
Come si legge nel comunicato, il procuratore Cascone ha tenuto, tra l’altro, a sottolineare l’allarme dettato dalla “esiguità della cifra pretesa dall’amico (appena 40,00 euro), e la pervicacia (…) perseguita anche nei giorni seguenti” fino alla riscossione del presunto debito, avvenuto il 13 novembre successivo.
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